Vade retro news – Così padre Fanzaga guida all’assalto Radio Maria

Se la prende con governo, quotidiani e professori della Sapienza. Invocando l’opera del demonio. Così padre Fanzaga guida all’assalto Radio Maria

Buongiorno, cari amici! Questa mattina i giornali di Lor Signori, ‘Corriere’, ‘Repubblica’, ‘Stampa’ sono pieni di politica, dunque alla larga!… I quotidiani di oggi sono inavvicinabili, pieni di veleno. Mi rifugio in San Giuseppe…

Ore otto e tre quarti del mattino, comincia la rassegna stampa di Radio Maria, fino alle nove e mezzo si va avanti così. A sfogliare le prime pagine è la voce più ascoltata dell’emittente, il direttore padre Livio Fanzaga. Ai suoi ascoltatori insegna che la politica e i giornali sono roba sporca: anzi, roba demoniaca.

La settimana scorsa padre Livio ha individuato il vero responsabile della mancata visita del papa alla Sapienza: non i professori, né gli studenti, né il palindromo Alberto Asor Rosa (“Non so chi sia”), ma l’Anticristo in persona, il Principe di questo mondo, Satana, insomma. “L’immondizia della Campania è dovuta all’incuria degli uomini”, ha spiegato: “All’università invece c’è l’odio di Satana che agisce contro Dio e contro la Chiesa. Una forza virulenta ispirata dall’Inferno”. Il giorno dopo ha rincarato la dose: “Dietro questi personaggi c’è sempre il maligno. Certi professori hanno le corna e la coda: se li spruzzi di acqua santa fumano, come negli esorcismi più tremendi”.


Per padre Livio Satana è una vecchia conoscenza: 67 anni, bergamasco di Dalmine, prete scolope, gli ha dedicato decine di libri, da ‘L’inganno di Satana’ a ‘Dies Irae. I giorni dell’Anticristo’, tutti bestseller. Ha una laurea in teologia alla Gregoriana e un’altra in filosofia alla Cattolica, ma quando si tratta di attaccare dimentica ogni sottigliezza intellettuale. Armato di rosari quotidiani, pane e acqua il venerdì (“Il caffè si può prendere, anche se è nero è divino”), preghiera ed eucarestia. Sacro furore contro chi lo critica: “Mi fanno passare per un pirla, maledetti!”. E di qualche messaggio autopromozionale: “Giovedì serata mariana su Rete4 alle 21 e 10, ci sarà anche una mia intervista”. “A pagina 33 del ‘Giornale’ c’è una bellissima intervista a me”. A conferma che la vanità è la più suadente delle tentazioni.

Per infastidire il suo nemico scrive satana con la minuscola. E lo esorcizza tutti i giorni dai microfoni dell’emittente di cui è direttore da oltre vent’anni, dal 1987. Radio Maria, la più importante radio cattolica del mondo, come viene chiamata, redazione a Erba sul lago di Como, 850 ripetitori in tutta Italia, ascoltata ovunque. Ha già al suo attivo un miracolo, non riconosciuto ufficialmente, almeno per ora: una signora palermitana di 87 anni finita in stato vegetativo che si sarebbe risvegliata dopo due anni di coma grazie all’ascolto di Radio Maria.

Ma il vero prodigio di padre Livio è la moltiplicazione degli ascolti: secondo le stime di Audiradio, Radio Maria è seconda in classifica solo alla Rai. Due milioni di ascoltatori al giorno in media, in gran parte anziani: il 60 per cento del pubblico è composto da over 60. E poi camionisti e carcerati, cui è stata dedicata una trasmissione speciale il terzo lunedì di ogni mese, ‘Fili di speranza da una finestra sul carcere’, che cura lo spirito dei detenuti impediti di confessarsi e di comunicarsi.

Dodici ore non stop di cultura religiosa, otto di preghiera – rosari, novene, lodi, vespri, compiete, la messa del giorno – musica edificante. Miracoli, apparizioni, segreti, gambe che ricrescono, Lourdes, Fatima, Medjugorje, la madonnina che piange di Civitavecchia. L’appuntamento più importante, però, è la rassegna stampa, il pulpito prediletto di padre Fanzaga. Durante la quale c’è largo spazio per i quotidiani preferiti: ‘Avvenire’, ‘Osservatore romano’, naturalmente, e poi ‘La Padania’, ‘Libero’ e ‘Il Giornale’, ‘Il Foglio’, soprattutto: “Ferrara è un personaggio eccezionale, ne servirebbe uno anche nel mondo cattolico”. Gli altri giornali, tuona padre Livio, sono “scribi e farisei”. ‘Repubblica’? “Quando hanno visto piazza San Pietro piena di gente hanno preso l’alka seltzer per ingoiare l’amaro. Portate a Scalfari una cesta di limoni caldi, così digerisce”. ‘La Stampa’? “Super-laicista”. Negli ultimi giorni se la prende in particolare con il ‘Corriere’: “Ci attacca perché noi ci chiamiamo Maria e loro sono il quotidiano di via Zolferino o di via Zolferone”. E chiosa: “Sant’Antonio nel deserto leggeva la Bibbia fra le fiere, Satanasso per dispetto gli mostrava… il Corriere”.

Con gli ascoltatori c’è un rapporto viscerale: lettere, telefonate (30 mila tentativi di chiamata al giorno) e digiuni. Un’Italia profonda che i partiti non raggiungono più. Se ne è accorta la Lega che fece inserire nella legge Finanziaria 2005 un milione di euro per le emittenti nazionali a carattere comunitario che in Italia sono due: Radio Padania Libera e Radio Maria. Soldi ben spesi: conta più padre Livio, il nuovo microfono di Dio, di tanti leader improvvisati. La voce dell’Italia che “lavora, prega, studia, paga le tasse, fa i figli”, che è andata in piazza San Pietro da papa Ratzinger per “ristabilire l’onore patriottico”. Dio, patria, famiglia. E centrodestra: mai una parola di padre Livio contro i leader della Casa delle libertà tutti divorziati. E strali continui contro il governo Prodi: “Ci ha propinato lo sfruttamento dell’embrione e il kit dell’eutanasia”.

Se ne accorse a sue spese, prima delle elezioni del 2006, perfino Clemente Mastella, accusato di non contare nulla nel centrosinistra. Il leader del Campanile prese carta e penna e scrisse a Fanzaga: “Reverendo Padre, sono rimasto molto sorpreso del suo intervento. La vita e la famiglia non sono valori ascrivibili a uno schieramento o all’altro, ma vanno difesi innanzitutto con l’esempio e la testimonianza nella vita quotidiana”. Ma il direttore non lo degnò di una risposta. Né si fece vivo quando Mastella chiamò il cardinale Ruini per lamentarsi. A casa sua, nella sua radio, padre Livio è padrone incontrastato, per grazia ricevuta. E ora che Mastella ha dato il benservito al governo lo ha sicuramente perdonato.

(29 gennaio 2008) di Marco Damilano – Espresso

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