Per i denari di Pietro è quiete nella tempesta

La
crisi mondiale incide anche sulle finanze vaticane, ma in misura
limitata. Le offerte dell’obolo sono sempre generose. E la banca ha
chiuso anche il 2008 in attivo. Ecco le cifre degli ultimi cinque anni


di Sandro Magister


ROMA,
30 gennaio 2009 – Quello strano, minuscolo stato che è la Città del
Vaticano ha messo a segno, negli ultimi mesi, tre colpi di successo
senza sborsare un solo euro.

Il primo in Ungheria, sulle rive del fiume Tibisco. Lì in una vasta
pianura sta sorgendo una foresta che assorbirà ogni anno 82 mila
tonnellate di anidride carbonica. Del milione di nuovi alberi, 125 mila
sono del Vaticano, capaci di assorbire 10 mila tonnellate di anidride
carbonica, cioè quanta se ne produce in un anno dentro le mura
pontificie. Con ciò il Vaticano diventa il primo stato al mondo a
emissioni zero di Co2. Il terreno e i 170 mila euro necessari per
riforestare l’area climatica vaticana sono stati donati dalle due
società impegnate nell’impresa, l’ungherese KlimaFa e l’americana
Plankton.

Il secondo colpo è stato realizzato sotto la cupola di San Pietro.
Sui 5 mila metri quadrati del tetto dell’aula delle udienze costruita
da Pierluigi Nervi sono stati applicati 2.400 pannelli a luce solare.
Produrranno 300 megawattora annui di energia elettrica "pulita",
risparmiando il consumo di 80 tonnellate di petrolio ed evitando così
di immettere nell’aria 225 tonnellate di anidride carbonica. Il nuovo
impianto fotovoltaico è entrato in funzione lo scorso 26 novembre. Le
spese le ha sostenute la società costruttrice, la tedesca SolarWorld
AG.

Il terzo colpo a costo zero è stato l’ingresso in YouTube, la più
grande community mondiale di filmati sul web. Il nuovo canale,
inaugurato il 23 gennaio col managing director di Google, Henrique de
Castro, venuto a Roma a tagliare il nastro, offre ogni giorno videonews
di produzione propria sulle attività del papa e del governo centrale
della Chiesa. Da Google il Vaticano ha ottenuto una particolare
protezione di questo suo nuovo canale. I video non potranno essere
scaricati e fatti circolare senza controllo, né potranno essere immessi
commenti.

Ma questi tre successi hanno dato soltanto un parziale sollievo
alle autorità che amministrano il piccolo stato vaticano. I consuntivi
del 2008 saranno resi pubblici all’inizio dell’estate e sono attesi con
più apprensione del solito.

A conforto c’è che lo IOR, Istituto per le Opere di Religione, la
banca vaticana leggendaria per la sua impenetrabile segretezza, sembra
aver chiuso anche il 2008 in discreta salute, nonostante i disastri
della finanza mondiale. Ogni gennaio il presidente dello IOR, che da
vent’anni è il lombardo Angelo Caloia, si presenta dal papa con un
assegno generoso, in proporzione ai profitti dell’anno. La consistenza
di questo assegno è segretissima, ma fonti affidabili asseriscono che
il suo ordine di grandezza è circa il doppio dell’Obolo di san Pietro,
cioè delle offerte che da tutto il mondo affluiscono ogni anno al papa
per le sue opere di carità.

E l’Obolo di san Pietro è una pietra di paragone nota. Nel 2007 è
ammontato a 94,1 milioni di dollari, di cui 14,3 sono arrivati da un
solo donatore che ha voluto restare anonimo. Nel contribuire all’Obolo,
le nazioni più generose sono state nell’ordine gli Stati Uniti e
l’Italia, rispettivamente col 28 e col 13 per cento del totale. La
Germania segue più distaccata, col 6 per cento.

Ma per il papa non c’è solo l’Obolo. Ci sono anche le offerte e i
contributi che le diocesi e le congregazioni religiose di tutto il
mondo sono tenute a versare al successore di Pietro, a norma del canone
1271 del codice di diritto canonico.

Nel 2007 tali contributi sono ammontati a 29,5 milioni di dollari,
con in testa la Germania, 31 per cento del totale, gli Stati Uniti, 28
per cento, e l’Italia, 19 per cento. Le offerte sono libere, ma da
qualche anno il Vaticano chiede alle diocesi di dare almeno 1 euro per
ogni battezzato, e alle congregazione religiose almeno 10 euro per ogni
iscritto. Di fatto, però, questi parametri sono largamente disattesi.
Alcuni contribuenti danno di più, la maggior parte molto di meno. Il
governo centrale della Chiesa resta lontanissimo dal reggersi su un
regolato sistema di tassazione.

L’Obolo e le altre offerte al papa sono amministrate da un ufficio
della segreteria di stato diretto da monsignor Gianfranco Piovano. È
qui che la Santa Sede attinge per le numerose "emergenze", l’ultima un
cospicuo contributo alla ricostruzione di Gaza. I denari sono
depositati nello IOR, che da quando ha alla sua testa Caloia li
amministra con molta prudenza. Il quarto mandato quinquennale
consecutivo scade per Caloia nel giugno del 2009 e tra chi aspira a
succedergli c’è Antonio Fazio, l’ex governatore della Banca d’Italia.
Un altro nome che si sussurra è quello di Ettore Gotti Tedeschi, cinque
figli, professore all’Università Cattolica, presidente in Italia del
Banco di Santander e brillante commentatore economico per
"L’Osservatore Romano". Ma è probabile che Caloia resti al suo posto
ancora per un po’. A decidere saranno i cinque cardinali che vigilano
sullo IOR, cioé in definitiva l’attuale segretario di stato, Tarcisio
Bertone, e il suo predecessore e rivale Angelo Sodano, il cui ex
segretario Piero Pioppo è saldamente piazzato dentro la banca col ruolo
di "prelato".

Oltre all’Obolo, altri due bilanci resi pubblici nelle loro linee
generali sono quello della Santa Sede e quello del governatorato della
Città del Vaticano.

Le due amministrazioni fanno capo ciascuna a un cardinale: la Santa
Sede al lombardo Attilio Nicora, presidente dell’APSA, Amministrazione
del Patrimonio della Sede Apostolica, e il governatorato al piemontese
Giovanni Lajolo, già ministro degli esteri vaticano e in precedenza
nunzio in Germania. I conti delle due amministrazioni sono separati, e
così le competenze.

Il governatorato è l’erede del vecchio Stato Pontificio. Si occupa
di territorio, edifici, sicurezza, sanità, acque, energia, poste,
francobolli, monete, comunicazioni, approvvigionamenti. Anche le ville
papali di Castel Gandolfo ricadono sotto la sua giurisdizione, compresa
un fattoria con frutta, verdura, olio, uova e 26 mucche da latte. Ha a
suo carico circa 1800 dipendenti e 600 pensionati. Ma chiude quasi
sempre in attivo. Il maggior cespite d’entrata è dato dai Musei
Vaticani. Mentre più oscillanti sono i profitti finanziari. Nel 2006,
ad esempio, riportò un attivo di 7,2 milioni di euro. L’anno dopo
perdite per 8 milioni.

In ogni caso, il governatorato sa essere generoso. Si fa carico
ogni anno della metà del deficit della Radio Vaticana, che pure non fa
parte della sua giurisdizione. Infatti, priva com’è di pubblicità, la
Radio Vaticana registra solo uscite, con nessuna entrata. Il suo costo
annuo è attorno ai 24 milioni di euro, che le autorità della Chiesa
ritengono comunque giustamente spese. Così come per "L’Osservatore
Romano", col suo deficit annuo tra i 4 e i 5 milioni di euro.

Sia la radio che il giornale sono a carico dell’amministrazione
della Santa Sede, al pari della tipografia e dell’editrice del
Vaticano. Queste ultime nel 2007 sono risultate in attivo di oltre un
milione di euro ciascuna, grazie soprattutto al successo di vendita dei
libri di Benedetto XVI e ai proventi dei diritti d’autore. Anche il
Centro Televisivo Vaticano ha un avanzo di mezzo milione di euro. Ma
questi proventi sono niente di fronte al carico di spese richiesto per
far funzionare l’intera macchina della curia, con i suoi 2.750
dipendenti e gli oltre 900 pensionati. Solo la congregazione per
l’evangelizzazione dei popoli sta in piedi da sé, grazie soprattutto
alle offerte della giornata missionaria mondiale. Le quasi duecento
rappresentanze diplomatiche all’estero sono un puro costo.

Per far fronte a queste uscite, le risorse dell’APSA sono gli
immobili di sua proprietà, a Roma e in alte città d’Europa, che nel
2007 hanno prodotto un reddito di oltre 36 milioni di euro, e gli
investimenti finanziari, con un attivo nello stesso anno di 33 milioni
di euro, nonostante un tracollo di 12 milioni patito sui tassi di
cambio. Dopo tre anni di attivo, nel 2007 il consuntivo
dell’amministrazione della Santa Sede è tornato in rosso per oltre 9
milioni di euro, come già era avvenuto nel 2003. E il bilancio del 2008
non promette bene, visti i tempi che corrono. Previdente, il Vaticano è
tornato a puntare sull’oro. L’ultimo resoconto finanziario annuale,
trasmesso ai vescovi la scorsa estate, afferma che la Santa Sede ne
possiede per 19 milioni di euro, pari a una tonnellata di lingotti. E
poi c’è il tesoro delle offerte al papa, sempre pronto a turare le
falle.

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I consuntivi ufficiali degli ultimi cinque anni

AMMINISTRAZIONE DELLA SANTA SEDE (CURIA, DIPLOMAZIA, EDITORIA, RADIO, TV…)

2003: – 9,6 milioni di euro

2004: + 3,1 milioni di euro

2005: + 9,7 milioni di euro

2006: + 2,4 milioni di euro

2007: – 9,1 milioni di euro

GOVERNATORATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO (TERRITORIO, SERVIZI, MUSEI, FRANCOBOLLI, MONETE…)

2003: – 8.8 milioni di euro

2004: + 5,3 milioni di euro

2005: + 29,6 milioni di euro

2006: + 21,8 milioni di euro

2007: + 6,7 milioni di euro

OBOLO DI SAN PIETRO (PER LE OPERE CARITATIVE DEL PAPA)

2003: + 55,8 milioni di dollari USA

2004: + 51,7 milioni di dollari USA

2005: + 59,4 milioni di dollari USA

2006: + 101,9 milioni di dollari USA

2007: + 94,1 milioni di dollari USA

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Anno per anno, le sintesi ufficiali dei bilanci consuntivi consolidati della Santa Sede:

> 2003 A

> 2003 B

> 2004

> 2005 A

> 2005 B

> 2006

> 2007

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Un precedente servizio di www.chiesa sul tema:

> Il banchiere del papa racconta: "Ecco come ho risanato lo IOR" (18.6.2004)

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L’omelia del 6 ottobre 2008 di Benedetto XVI al sinodo dei vescovi,
con il celebre passaggio sul crollo delle grandi banche e "i soldi che
scompaiono, sono niente":

> "Cari fratelli nell’episcopato…"

 

Fonte: www.chiesa – 30 gennaio 2009

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2 Responses to Per i denari di Pietro è quiete nella tempesta

  1. vaticano says:

    Sandro Magister, l’autore del pezzo su http://www.chiesa, e’ un vaticanista, non un esperto di computer. Ha visto che nativamente non e’ possibile scaricare i video dal sito di youtube e cosi’ ha riportato. I vari trucchetti per scaricare i video non credo siano alla portata di tutti i visitatori di un sito generalista come youtube.

  2. Enzous says:

    Basta scegliersi una qualsiasi delle estensioni di firefox che consentono il video download ad youtube…
    Perché la gente scrive cose di cui non ha idea?

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