Forse ai tempi della Dc

Il Pd
ha votato col centrodestra. Falomi (Uniti a Sinistra): “Siamo di fronte
ad una totale mancanza di autonomia nei confronti della chiesa
cattolica”. Vita (Pd): “Sono colpito e sconcertato”

E’ stata
bocciata, con 48 voti contrari e solo 11 favorevoli, la delibera di
iniziativa popolare presentata in Consiglio comunale a Roma per
l’istituzione dei registri delle unioni civili.
A votare contro è stato il Partito democratico insieme all’opposizione,
lasciando così in minoranza i Socialisti e la Sinistra arcobaleno. Le
proteste da parte dei tanti cittadini presenti in aula Giulio Cesare ha
spinto il presidente del consiglio comunale Mirko Coratti a sospendere
i lavori. A manifestare in piazza ci sono le bandiere del Partito
socialista, dei Comunisti italiani, di Rifondazione comunista e di
Sinistra democratica. Il Pd conferma il deficit di laicità ed il suo
segretario e sindaco della Capitale, Walter Veltroni, assiste alla
disfatta di una battaglia sulla quale si era detto d’accordo nel famoso
discorso di Torino, cedendo all’ala cattolica del suo partito.

A questo punto c’è anche chi rimpiange la Dc, come il vice capogruppo
di Rifondazione alla Camera, Antonello Falomi: “Guardando a quello che
è successo al Consiglio comunale di Roma ed al Pd viene voglia di dire
‘Aridatece la Dc’. La Democrazia cristiana che pure aveva forti legami
nella sua ispirazione cristiana con la chiesa cattolica era capace di
un rapporto più dialettico con il Vaticano. Qui invece, nel caso del
Pd, siamo di fronte ad una totale mancanza di autonomia nei confronti
della chiesa cattolica”. “Mancanza di autonomia – conclude Falomi – che
si è espressa con un odg inconsistente. La sconfitta del Pd e del suo
cosiddetto tentativo di mediazione dimostra che non c’è spazio per chi
pretende di stare in mezzo tra due opposizioni chiare e nette, la
difesa della laicità dello stato da una parte e dall’altra la totale
subordinazione alle posizioni integraliste”. Ma Falomi non è il solo a
pensarla così, infatti, da sinistra, si leva un vero e proprio coro di
dichiarazioni di sdegno. Vincenzo Vita, assessore alla provincia di
Roma e leader della lista “La sinistra per Veltroni” ha detto di essere
“rimasto colpito e sconcertato”. “Sulla delicata questione delle unioni
civili si sta facendo una battaglia ideologica –continua – del tutto
impropria, è un problema da deideologizzare. E’ ormai prassi di tanti
paesi registrare dei dati di fatto che riguardano la convivenza. Nulla
a che fare – conclude – con i legittimi sentimenti religiosi ed i
giudizi soggettivi o anche di una grande comunità come quella
ecclesiale, ma dobbiamo ribadire la laicità e l’autonomia delle
istituzioni”. Angius, del Partito socialista afferma: "A Roma la
bocciatura in Consiglio comunale dell’ordine del giorno sul registro
delle Unioni civili rappresenta innanzitutto una sconfitta culturale e
politica". “Siamo di fronte- conclude- all’ennesimo colpo alla liberta’
delle persone, e alla messa in discussione della laicita’ dello Stato".

Anche nel Pd c’è che non ha gradito il voto di ieri: "L’esito del
dibattito comunale e’ un passo indietro per la lotta dei diritti di
liberta’ delle persone che tutti dovrebbero smettere di utilizzare
strumentalmente come un grimaldello per affermare l’identita’ della
propria parte dimenticando, troppo spesso, di difendere l’identita’
delle persone". Lo ha dichiarato Enzo Foschi, consigliere della Regione
Lazio del Pd

Senza attenuanti il giudizio di Manuela Palermi, capogruppo Verdi-Pdci
a palazzo Madama: “E’ una vergogna quanto accaduto ieri in Campidoglio
sulle unioni civili. Il Vaticano e’ pesantemente intervenuto e il Pd si
e’ piegato, mentre Veltroni ha addirittura scelto di non essere
presente”.
Per Giordano, segretario di Rifondazione, il Pd “sul tema della laicità
è assolutamente inaffidabile” e per Bonelli, dei Verdi “siamo tornati
ai tempi della Dc”.

Insomma stamani perfino Miriam Mafai titolava su “la Repubblica”:
"Prima sconfitta per il Pd", osservando che “registri di questo tipo
sono già stati istituiti a Padova, ad Ancona e in numerosi comuni
d’Italia senza grandi polemiche. Ma a Roma no. La possibilità che anche
nella Capitale venga istituito un analogo registro viene considerata,
dal Vaticano, una offesa al carattere sacro della nostra città.

FRANCESCO MANCUSO – Rossodisera – 18/12/2007

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