Pedofilia, arrestato vicedirettore del seminario di Brescia

BRESCIA
– Il vicedirettore del seminario della diocesi di Brescia, Marco
Baresi, 38 anni, è stato arrestato dagli agenti della Squadra mobile
per pedofilia. Gli agenti hanno eseguito un ordine di custodia
cautelare emesso dal gip del Tribunale di Brescia. Le accuse per il
sacerdote sono di violenza sessuale aggravata ai danni di un minore di
14 anni e detenzione di materiale pedopornografico.

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7 Responses to Pedofilia, arrestato vicedirettore del seminario di Brescia

  1. franco says:

    Esultiamo !!
    Un altro infame prete in galera .
    L’umanità potrà aspirare alla perfezione solo quando l’ultima pietra dell’ultima chiesa sarà caduta in testa all’ultimo prete .

  2. bresciano says:

    L’arresto di un vicerettore del Seminario è una ferita profonda e dolorosa per la Chiesa bresciana. Nutro profonda speranza che l’accusa si risolverà in una bolla di sapone; ho ascoltato tanti che hanno conosciuto don Marco, che sono vissuti insieme a lui per anni e il giudizio è concorde: non uno che abbia avanzato dubbi o riserve. Ma la ferita non si rimarginerà presto. Noi viviamo anche dell’immagine che gli altri hanno di noi e la notizia, sparata dai giornali come una bomba, unita a insinuazioni, ha segnato la nostra Chiesa. Anche se in futuro l’innocenza venisse riconosciuta, l’offesa rimarrebbe, impietosa. Sporcare ciò che è pulito è facile; ripulire ciò che è stato sporcato è difficile, lungo e produce un risultato sempre imperfetto.
    Viene da chiedere: perchè? Ha un senso tutto questo? Paolo scrive ai Romani che Dio “fa servire ogni cosa al bene di coloro che lo amano” (Rm 8,28). Che cosa può significare allora per noi, Chiesa bresciana, questa esperienza di sofferenza? Che cosa ci sta dicendo e chiedendo il Signore? Provo a rispondere con la consapevolezza che ciascuno è chiamato a riflettere davanti a Dio e a dare una risposta personale, creativa, che lo faccia uscire più maturo da questa prova.
    La prima cosa che mi sembra di cogliere è un invito fortissimo all’umiltà, alla consapevolezza chiara del poco che siamo. Sant’Agostino scrive che non c’è nessun peccato che noi stessi non potremmo fare, se messi in determinate condizioni. Il bene che c’è in noi, la resistenza al male che riusciamo a mettere in opera, viene dal Signore, è sua grazia. Di questo possiamo gioire con stupore e riconoscenza, ma non possiamo vantarci. Scrive san Paolo ai Corinzi: “Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto?” (1Cor 4,7). Questa umiltà ci aiuta a essere meno risentiti di fronte alle accuse o alle insinuazioni: non le meritiamo, ma non le meritiamo per dono di grazia, non per virtù personale.
    Il secondo atteggiamento è quello della consapevolezza serena del bene che è in noi. Possono venirci lanciate le accuse più gravi; ma noi sappiamo quello che il Signore ha operato e opera nella nostra vita; sappiamo le motivazioni delle nostre scelte e dei nostri comportamenti; sappiamo l’amore e il disinteresse con cui cerchiamo di agire. Possiamo procedere con fiducia serena sotto lo sguardo di Dio, sotto il suo giudizio. L’errore più grave, la tentazione più sottile sarebbe quella di rispondere alle accuse col disimpegno, dicendo: “Se questo è il guadagno, vale meglio limitarci a compiere lo stretto dovere e nient’altro. Saremo più sicuri e meno vulnerabili.” Ed è vero; ma saremmo anche meno cristiani e meno preti. Dietro a questo atteggiamento c’è l’orgoglio sottile di chi, per risentimento, dice degli altri: “Non mi meritano; s’arrangino e vedranno quanto valgo”. È vero che un prete, proprio per la sua attività coi ragazzi e per i ragazzi, è vulnerabile; lo si può accusare facilmente, anche perché un’accusa simile è accettata facilmente dal sentire comune. Ma non possiamo rinunciare a operare, perché non possiamo rinunciare ad amare. L’amore è, per natura sua, attivo; non si ritira, ma prende sempre posizione a favore della vita, del bene, della gioia degli altri. Se ci ritiriamo dall’impegno nell’oratorio per l’educazione dei piccoli, per la loro crescita umana e cristiana, se riduciamo il nostro servizio all’adempimento burocratico delle prestazioni religiose, tradiamo la nostra vocazione. Di fronte agli inevitabili timori l’aiuto decisivo è quello che ci viene dalla contemplazione del Signore. Di lui si dice che “quando era oltraggiato non rispondeva con oltraggi e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a Colui che giudica con giustizia” (1Pt 2,23). Se Gesù si fosse lasciato spaventare dalla pericolosità della sua missione, se avesse cercato la sicurezza a ogni costo, come avrebbe potuto mostrare l’amore di Dio per noi?
    Dobbiamo allora rimanere inerti? Accettare passivamente di essere oggetto di sospetti umilianti? Anche qui la risposta è: no. ‘No’ per un atteggiamento sano di difesa di noi stessi. Ma ‘no’ anche per amore verso gli altri. Non possiamo permettere che il diffondersi di un sospetto malizioso rovini le cose belle che ci sono nel mondo, che renda ambigui i rapporti più sani, le espressioni più pure di affetto e di attenzione agli altri. Non possiamo permettere che la paura di interpretazioni maliziose e maligne cancelli quello che è fonte di calore umano e di gioia.
    In alcuni interventi di questi giorni appare la gioia maligna di poter cogliere in fallo chi si presenta come portatore di un messaggio esigente sulla sessualità. Quasi a dire: “Vedete la Chiesa? Si presenta come paladina della verità, condanna tutti i vizi, esige una impossibile rinuncia alle esigenze della sessualità; poi cade anch’essa nei vizi che condanna”. Siamo radicalmente fuori da questo tipo di critica. Predichiamo che la sessualità va unita con l’amore e il senso di responsabilità; e lo predichiamo non per ossequio formale a una legge antiquata o a una cultura settaria, ma per stima dell’uomo e della sua dignità, perchè solo una sessualità ricca di amore e matura nella responsabilità è degna di lui.
    Un’ultima osservazione. Si accusa un prete, e si accusano nello stesso tempo tutti i preti. Il fatto è tutt’altro che gradevole perchè ci sentiamo tutti insieme messi sul banco degli imputati senza che nessuno si sia preoccupato di guardarci in faccia e di misurarsi con noi. Ma forse questa situazione è la conferma di una realtà effettiva sulla quale abbiamo insistito spesso e cioè che tutti i preti di una diocesi costituiscono un unico presbiterio solidale attorno al Vescovo. Naturalmente le responsabilità, sia morali che giuridiche, sono strettamente personali; ma i pesi (così come le gioie) si portano insieme. Né io Vescovo posso tirarmi indietro dicendo: io non c’entro; né può farlo un qualsiasi prete del nostro presbiterio. Questo esige da noi un senso vivo di responsabilità: sappiamo che i nostri comportamenti, buoni o cattivi, ricadono sulle spalle degli altri. Abbiamo il dovere di crescere verso la maturità perchè il peso delle nostre immaturità è sopportato da tutti; dobbiamo tendere verso la santità, perchè il peso della nostra mediocrità finisce per intristire tutti.
    A tutti, però, chiediamo proprio per questo di essere leali. Se ci considerano una cosa sola nel presbiterio, considerino anche tutto il bene che c’è in mezzo a noi. Se tengono questo atteggiamento con sincerità – stando anch’essi, come noi, sotto lo sguardo di Dio – siamo convinti che avranno del presbiterio bresciano un’immagine bella. Non perfetta, purtroppo, per la nostra debolezza; ma certamente cristiana e umanamente ricca, per grazia di Dio. Questa è la nostra convinzione che esprimiamo con umiltà ma anche con fiducia. Ai laici credenti chiediamo di esserci vicini in questo momento difficile così come sentiamo di essere vicini a loro nelle loro quotidiane tribolazioni e fatiche.
    + Luciano, vescovo.
    Brescia – 30 novembre 2007, festa di sant’Andrea apostolo.

  3. Cristiano says:

    Matteo 18:6 “Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare.

    Matteo 18:10″ «Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli; perché vi dico che gli angeli loro, nei cieli, vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli.

    Matteo 18:14 “Così il Padre vostro che è nei cieli vuole che neppure uno di questi piccoli perisca.

    Marco 9:42 «E chiunque avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono, meglio sarebbe per lui che gli fosse messa al collo una macina da mulino e fosse gettato in mare.

    Luca 10:21 -In quella stessa ora, Gesù, mosso dallo Spirito Santo, esultò e disse: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli! Sì, Padre, perché così ti è piaciuto!

    Luca 17:2 “Sarebbe meglio per lui che una macina da mulino gli fosse messa al collo e fosse gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno solo di questi piccoli.

  4. Cristiano says:

    Nei Vangeli Nostro Signore Gesù Cristo ci ha predetto l’insorgere di scandali anche all’interno della comunità, anche tra i suoi amici, scandali che feriscono maggiormente le anime semplici e i più piccoli.
    Non dice il Signore che non è importante questa cosa, anzi:
    “Meglio è che gli sia messa una pietra al collo e sia gettato nel mare colui che scandalizza uno di questi piccoli.”

  5. pioniere says:

    Lasciate che i pargoli vengano a me…

  6. Cristiano says:

    sono profondamente indignato per le gravi accuse che gravano sul vicerettore del seminario diocesano di Brescia. Spero si faccia presto luce e si dimostri la sua completa innocenza.

  7. louis says:

    Reclutare minori nei seminari minori è profondamente sbagliato. Li si espone ai rischi di malfattori e sia viola iol, loto diritto a crescere armoniosamente e a decidere con maturità la propria vita futura

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