Libera chiesa in libera dittatura

498 beati in un solo giorno. E’ il singolare record di Benedetto XVI, che il prossimo 28 ottobre beatificherà in San Pietro i quasi 500 “martiri delle persecuzione religiosa”, come recita la dicitura ufficiosa, tutti rigorosamente spagnoli, tutti rigorosamente morti tra il 1934 e il 1937, durante quella Repubblica – al governo tra il 1931 e il 1939-  che si oppose al franchismo e che fu sconfitta con l’aiuto delle falangi hitleriane e mussoliniane.

Un atto politico e non solo religioso se è vero che, come rimprovera il teologo Juan Josè Tamayo, direttore della cattedra di teologia e scienza della religione all’Università Carlo III di Madrid, “i martiri sono solo da una parte”. Per la Chiesa cattolica, vanno istruiti come beati soltanto coloro che furono uccisi dai membri della repubblica, e non tutti quelli che, seppure preti o frati, furono uccisi dai “nazionalisti”.

“Non basta essere prete ed essere stato ammazzato per essere giudicato beato”, replica padre Fernando Rojo, postulatore della Congregazione per le Cause dei Santi del Vaticano. “Del resto, quegli altri erano per lo più preti baschi, uccisi dai franchisti non per la loro fede ma perché aiutavano la repubblica, quindi…”.Quindi va bene così,  perché “è la chiesa che valuta chi è martire, non sono né i politici né i teologi”.

E’ un segnale forte quello che le gerarchie ecclesiastiche stanno lanciando al governo presieduto da Rodriguez Zapatero, e non va sottovalutato. Perché proprio in questi giorni il Parlamento spagnolo si appresta ad approvare, dopo anni di discussioni e mediazioni, la cosiddetta “Ley della Memoria Historica”, che dovrebbe chiudere i conti con il periodo del franchismo, condannando in toto quell’esperienza. Non è peregrino ricordare che l’oggi santo Josèmaria Escribà de Balaguer, spagnolo e fondatore dell’Opus Dei, fu un avversario della Repubblica e viene ricordato come un sostenitore del franchismo, e che la chiesa cattolica spagnola ha ancora molto da farsi perdonare di ciò che fu fatto in quel periodo.

La legge in discussione al Parlamento spagnolo non entra nel merito degli appoggi che il franchismo ha avuto durante la sua dittatura, ma si limita a dire che vanno rimossi i simboli di quel periodo, e molti di essi sono tuttora sugli edifici ecclesiastici, a ricordare gli stretti legami che ci furono tra Franco e la chiesa cattolica spagnola. Del resto, senza quell’appoggio, Franco non avrebbe potuto resistere tanto a lungo. “E’ una legge timida”, conferma ancora Tamayo, “perché non ha il coraggio di arrivare fino in fondo alle sue conseguenze, e cioè a condannare chi appoggiò il franchismo, come la chiesa cattolica e l’Opus Dei. Ma in molti hanno avuto timore di aprire un nuovo fronte di scontro.”

Contro la legge voluta dal parlamento è insorta tutta la destra, da quella moderata a quella reazionaria, e la chiesa ha scelto di cavalcare a modo suo l’onda di malcontento. Il laicismo di Zapatero, che si rivela forte anche nei fatti e non solo nelle parole, pone più di un problema al Vaticano: la cattolicissima Spagna, la nazione che ha più martiri nel XX secolo (quasi diecimila, e per capirne l’ampiezza basti pensare che il Messico, che è al secondo posto, ne ha appena 200) , è anche la nazione che ha legalizzato i matrimoni tra persone delle stesso sesso, ha aperto le porte ad un divorzio più celere, ha riformato in senso meno restrittivo la legge sull’interruzione di gravidanza che datava dal 1985.

Dal 2004, anno di insediamento del governo Zapatero, i vescovi spagnoli hanno usato ogni mezzo per contrastare la politica interna del governo, mobilitando le piazze. Ma, come ha dichiarato l’ex ministro della Giustizia Juan Fernando Lopez Aguilar “i governi si limitano ad aprire la strada ai cambiamenti che il popolo domanda”, come a dire che non è il governo Zapatero ad essere laicista, ma ormai lo è diventata la società spagnola.

Il clero cattolico perde punti nelle sue roccaforti europee: il Portogallo, pur senza raggiungere il quorum al referendum sull’aborto, con oltre il 50% dei consenso ha dimostrato che l’influenza religiosa è meno pesante di quanto si credeva. La Francia, dove i Pacs sono una realtà dal novembre del 1999, vede un sempre crescente numero di persone che adottano questa formula in sostituzione del classico matrimonio, sia esso civile sia religioso.

In Italia regge ancora l’influenza vaticana, sia a destra sia a sinistra: prova ne è il difficile cammino dei dico, timida mediazione tra le istanze laiciste e quelle religiose in tema di unioni.
Oggi in Spagna le gerarchie ecclesiastiche spagnole e la stessa Opus dei, dopo un periodo di sbandamento all’indomani della nomina di Rodriguez Zapatero a Primo Ministro, stanno  riprendendo, anche se a fatica, il controllo e l’indirizzo sulla politica sociale spagnola. “C’è stata una prima fase in cui la loro influenza era minore, e il governo è riuscito ad approvare delle leggi progressiste, ma oggi si assiste ad un ritorno pesante della influenza religiosa. La Chiesa resta in grado di portare molta gente nelle piazze, e questo fa paura al governo”, conferma ancora Tamayo. Prova di questa debolezza è la recente legge sull’educazione, che ricalca quella precedente del Partito Popolare, senza nessuna delle istanze laiche che ne avevano motivato la riforma.
Anche la Ley de la Memoria Historica ha risentito di questi timori, e il testo in approvazione in questi giorni lo dimostra, tanto che i partiti di sinistra si dividono sull’opportunità di votarla o meno.

La chiesa spagnola in questo caso agisce in maniera indiretta, senza all’apparenza comparire, anche se c’è indubbiamente la sua mano dietro le proteste della destra parlamentare.
A fine mese coincideranno due cerimonie: una nel parlamento spagnolo, dove si promulgherà una legge a difesa della Repubblica e delle vittime del franchismo; l’altra in Vaticano, dove, pur senza esaltare il franchismo, si condannerò la Repubblica attraverso la beatificazione di quelli che vengono considerati i suoi martiri.

Normalmente, nei processi di beatificazione, la cerimonia si svolge nel luogo in cui è avvenuto il martirio, o nel luogo sede della diocesi che ne ha chiesto la beatificazione. E’ solo su esplicita richiesta dei vescovi che questa può invece avvenire in Vaticano. La Curia spagnola ( e nella Congregazione per le cause dei santi ci sono almeno due membri dell’Opus Dei) ha fatto pressione su papa Ratzinger affinché così fosse, con la promessa di portare in Vaticano almeno due milioni di persone. “Non potevamo fare 23 beatificazioni diverse in tutta la Spagna “– si difende padre Rojo – “Abbiamo cercato un luogo neutro, e può esserci anche qualche motivazione di tipo politico,  non lo escludo, quando mai non ci sono? Ma questa è  una faccenda nostra, e anche io ho diritto alla mia memoria storica”. Che non coincide con la Repubblica, ma con il franchismo.

Left, ottobre 2007

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