Il Vaticano, niente più soldi ad Amnesty, l’organizzazione è diventata abortista

Annuncio del cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace

La replica: “Garantiamo solo i diritti delle donne vittime di violenza in trincea”
di MARCO POLITI

CITTÀ DEL VATICANO – La Santa Sede rompe i ponti con Amnesty International. Il cardinale Renato Martino, presidente del Consiglio Giustizia e Pace, annuncia da New York la sospensione di ogni aiuto finanziario all’organizzazione, che da decenni difende i diritti umani in tutto il mondo e che lui stesso definisce benemerita. La colpa, secondo il Vaticano, ricade su Amnesty per la sua scelta di considerare anche l’aborto un diritto fondamentale da tutelare. “Conseguenza inevitabile di tale decisione – dichiara il cardinale Martino alla rivista americana National Catholic Register – sarà la sospensione di ogni finanziamento ad Amnesty da parte delle organizzazioni ed anche dei singoli cattolici”. Il porporato ha soggiunto che “grazie a Dio non esiste un diritto di aborto internazionalmente riconosciuto come si deduce dalla conferenza Onu del Cairo sulla popolazione, che ha escluso l’aborto come mezzo lecito di controllo delle nascite”.

Amnesty ha subito replicato: “Non abbiamo mai ricevuto denaro dal Vaticano o da organi che dipendono dalla Chiesa cattolica”. Proprio a garanzia dell’indipendenza dell’organizzazione lo statuto esclude la possibilità di ricevere fondi da governi, confessioni religiose, enti di qualsiasi genere.

La dura presa di posizione vaticana – il cardinale Martino ha parlato di “rammarico” – si inquadra nell’offensiva globale che papa Wojtyla ieri e papa Ratzinger oggi conducono contro “l’aborto legale e sicuro” in tutte le organizzazioni internazionali.

Cinque anni fa il Vaticano, insieme al governo americano e ai paesi islamici, condusse una lotta durissima per eliminare dal progetto sanitario dell’Unicef sia la piena educazione sessuale dei minori sia la garanzia dell’assistenza all’aborto. Dove il progetto parlava di “servizi medici della riproduzione” (che includevano l’interruzione delle gravidanze non desiderate), il delegato della Santa Sede, sostenuto a spada tratta dal rappresentante dell’amministrazione Bush e dal blocco degli stati musulmani, riuscì a imporre una modifica. Sicché il testo finale sancì unicamente “cure mediche della riproduzione”.

Recentemente (nel febbraio di quest’anno) papa Ratzinger ha deciso che la Santa Sede non avrebbe firmato la convenzione dell’Onu sui diritti dei disabili, perché il documento contiene riferimenti espliciti alla possibilità di abortire nel caso di feti malformati. Ancora una volta pietra d’inciampo sono stati i paragrafi dedicati alla “salute riproduttiva”. L’ambasciatore vaticano presso il Palazzo di Vetro ha respinto l’idea che una malformazione del feto possa essere considerata una “precondizione per offrire o ricorrere all’aborto”.

Adesso il cardinale Martino, che tra l’altro guidava la delegazione vaticana alla conferenza Onu del Cairo nel 1994, accusa Amnesty di “tradire le finalità istituzionali dell’organizzazione”, piegandosi alle pressioni delle “lobbies abortiste internazionali”.

Ma Amnesty respinge decisamente l’accusa di una “svolta abortista” della propria linea. Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana, ribatte che l’organizzazione ha deciso di occuparsi dell’aborto laddove si tratti di garantire il diritto alla salute delle donne e di tutelare la loro condizione di vittime di aggressioni sessuali. La scelta è nata nell’ambito del progetto “Mai più violenza sulle donne”, che ha rivelato la drammatica realtà di tantissime donne e bambine. Amnesty, specifica Noury, chiede la fine della repressione penale contro le donne che hanno abortito e il diritto all’aborto per le donne “vittime di violenze sessuali o incesto” oppure minacciate nella loro salute. Non sarà, invece, strategia dell’organizzazione lanciare una “campagna mondiale a favore dell’aborto o della sua legalizzazione generale”. Anzi, Amnesty “non esprimerà giudizi sul fatto se l’aborto sia giusto o no”.

(14 giugno 2007)
http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/esteri/vaticano-contro-amnesty/vaticano-contro-amnesty/vaticano-contro-amnesty.html

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