E’ sempre lì la tomba di Enrico De Pedis, sempre nella cripta di Sant’Apollinare, il sepolcro di uno dei capi della banda della Magliana, dentro una basilica, a du e passi da piazza Navona e dal Vaticano. E’ ancora li? Si, dovrebbe, anche se la chiesa risulta invisibile sotto l’armatura di legno di un lungo restauro e il portone si schiude solo all’ora delle messe, ma la cripta, quella no, da otto anni è inaccessibile, una porta sbarra le scale. Storia romana, mistero romanissimo. La basilica di Sant’Apollinare è una maestosa chiesa settecentesca. De Pedis è l’uomo che attraversò, ai comandi, le due fasi della banda della Magliana, quella dei sequestri, delle scommesse, della droga e poi quella degli affari con Cosa Nostra, con la camorra, con i neofascisti e con Flavio Carboni, Francesco Pazienza, forse la P2 di Gelli, il Banco Ambrosiano di Calvi, lo Ior di Marcinkus.. De Pedis, detto Renatino, lo spararono a morte venerd’ 2 febbraio, all’ora di pranzo, in via del Pellegrino, Campo de’ Fiori…
La trasmissione “Chi l’ha visto?” , condotta da Federica Sciarelli, riprende lunedì questa vicenda oscura, se solo si pensa che secondo il diritto canonico “i cadaveri non siano seppelliti in chiesa, se non si tratti del Romano Pontefice o di Cardinali o di Vescovi”. Fu la giornalista Antonella Stocco a rivelare sul “Messaggero” l’esistenza della tomba nella basilica, 9 luglio 1997. E prima c’era arrivata la magistratura, il giudice Andrea De Gasperis, che aveva incaricato la DIA di indagare. Nel frattempo – due anni dopo la sepoltura – l’Opus Dei aveva acquistato il palazzo che contiene la basilica.
Il legame tra De Pedis e Sant’Apollinare data al 1988, anno del suo matrimonio con Carla Di Giovanni, avvenuto appunto nella basilica. In quell’occasione – secondo la signora – Renatino disse “Il giorno che mi ‘tocca’, piuttosto che al cimitero mi piacerebbe essere portato qui…”.
Il funerale di De Pedis, che non aveva ancora 36 anni, viene officiato da monsignor Piero Vergari, rettore della basilica. Quattro giorni dopo la morte violenta il corpo viene tumulato al Verano, ma il 23 marzo la vedova chiede la “estumulazione”. Poco tempo prima don Piero Vergari aveva scritto al cardinale Poletti, vicario di Roma, chiedendo l’autorizzazione per l’accoglimento nei sotterranei di Sant’Apollinare: “Il defunto è stato generoso nell’aiutare i poveri che frequentano la basilica, i sacerdoti e i seminaristi, e in suo suffragio la famiglia continuerà ad esercitare opere di carità…”. Il 24 aprile le spoglie di De Pedis, approdano in basilica.
Dal ’90 al ’97 solo Carla De Pedis possiede le chiavi del cancello che chiude la cappella nella cripta. Poi il caso esplode. Dichiara il novo rettore di Sant’Apollinare: “Se fosse accertato ciò che si dice di Enrico De Pedis, sarebbe imbarazzante”. E prosegue: “Non sta a noi scegliere le salme: questa si, questa la mandiamo via”.
Passano otto anni senza nuove. Anzi, l’unica è che quei gradini verso la cripta non possono più essere scesi. Lunedì “Chi l’ha visto?” aprirà un altro capitolo, il collegamento con la scomparsa di Emanuela Orlandi: il giorno in cui la ragazza, figlia di un dipendente vaticano, sparì (22 giugno 1983) era stata a lezione nel Pontificio Istituto di Musica Sacra, proprio nel palazzo di Sant’Apollinare. Un anonimo, pochi giorni fa, ha telefonato alla redazione di “Chi l’ha visto?”. “Volete risolvere il caso di Emanuela Orlandi? Guardate dentro la tomba di De Pedis…”.
Corriere della Sera, 10 settembre, 2005 – Andrea Garibaldi