Più interviste. Più spazio alle donne. Collaboratori anche non
cattolici. Notizie internazionali e sulla vita delle Chiese e delle
religioni. Grandi temi di cultura. Per far pensare e discutere anche
fuori dei confini cattolici
di Sandro Magister
ROMA,
29 novembre 2007 – Ai cardinali di tutto il mondo riuniti a porte
chiuse col papa, nel concistoro di venerdì 23 novembre, il segretario
di stato vaticano Tarcisio Bertone ha raccomandato più di tutto una
cosa: leggere “L’Osservatore Romano”. E lo stesso ha fatto con i
commensali di una cena di festeggiamento per un neoporporato, la sera
di domenica 25.
Da un mese “L’Osservatore Romano” ha un nuovo direttore, il
professor Giovanni Maria Vian, 55 anni, specialista in letteratura
cristiana antica e in storia della Chiesa. E da un mese l’editore di
questo stesso giornale dà segno di tenere moltissimo al suo rilancio.
Il primo editore è il papa. Giovedì 8 novembre, gesto raro per lui,
Benedetto XVI ha invitato a pranzo Vian e il suo vice Carlo Di Cicco,
anch’egli nominato di fresco, sorseggiando con loro al dessert un
bicchierino di Porto, altro segno di confidenza.
Ma dopo il grande azionista, il papa, c’è l’amministratore
delegato, Bertone. La consegna che il segretario di stato ha dato a
Vian e Di Cicco fin dallo scorso inverno, quando la loro nomina l’aveva
già decisa, è stata di imprimere a “L’Osservatore Romano” una svolta
netta, appena insediati al comando.
Infatti. Da domenica 28 ottobre “L’Osservatore Romano” ha di colpo cambiato faccia.
Meno pagine e più testo. Da 12 o 16 che erano, le pagine sono
calate a 8, mentre il testo è aumentato del 10 per cento. L’impaginato
s’è fatto sobrio ed elegante, e lo sarà ancora di più con una nuova
riforma grafica che è allo studio. Sono spariti i titoli cubitali e le
foto a tutta pagina delle ultime annate.
La scansione è più ordinata: in prima e ultima pagina le parole del
papa e i grandi avvenimenti, con una nota di commento e i comunicati
ufficiali. In seconda e terza la politica internazionale, Italia
compresa. In quarta e quinta la cultura. In sesta e settima i fatti
della Chiesa cattolica nel mondo, delle altre confessioni cristiane e
delle altre religioni.
Azzerate le precedenti collaborazioni e rubriche, sono nuove anche
le firme dei commentatori esterni. Non tutti cattolici. L’ebrea Anna
Foa, ad esempio, docente di storia all’Università di Roma “La
Sapienza”, è intervenuta su un tema scottante, sul perché centinaia di
migliaia di arabi abbandonarono le terre occupate da Israele nella
prima guerra del 1948.
Un’altra novità sono i commenti in prima pagina affidati a donne:
la giurista Patrizia Clementi, la femminista non cattolica Eugenia
Roccella, la storica Lucetta Scaraffia. Quest’ultima, con fortunata
premonizione, in un suo articolo ha dato rilievo alle tesi di una
docente di diritto internazionale a Harvard, Mary Ann Glendon,
designata pochi giorni dopo nuova ambasciatrice degli Stati Uniti
presso la Santa Sede.
L’ambizione dichiarata del nuovo direttore Vian è di far scrivere
su “L’Osservatore Romano” intellettuali di prim’ordine “che sappiano
far pensare e discutere anche fuori del perimetro della Chiesa”.
Il biblista Gianfranco Ravasi, neopresidente del pontificio
consiglio della cultura, è uno di questi. Poi c’è il grande specialista
di letteratura cristiana antica Manlio Simonetti, un’autorità mondiale
nell’affrontare questioni come il rapporto tra i Vangeli canonici e gli
scritti apocrifi e gnostici, oggi tornati prepotentemente di moda. Poi
c’è Inos Biffi, impareggiabile conoscitore della teologia medievale.
Poi ci sono le stelle emergenti della curia ratzingeriana: Nicola Bux e
l’anglotedesco Uwe Michael Lang. Poi c’è Valentino Miserachs Grau,
preside del pontificio istituto di musica sacra, una cui requisitoria
contro i moderni disastri musicali e a difesa del canto gregoriano ha
occupato un’intera pagina dell’”Osservatore”.
Il frequente uso dell’intervista è un’altra novità introdotta da
Vian. Ha fatto colpo quella al metropolita Cirillo, numero due della
Chiesa ortodossa russa, insolitamente benevolo con la Chiesa di Roma.
Così come ha sorpreso il commento di prima pagina affidato al
protestante francese Jean-Arnold de Clermont, presidente della
Conferenza delle Chiese europee, alla vigilia del concistoro dei
cardinali che dovevano discutere proprio di ecumenismo. Altri articoli
hanno avuto per autori esponenti delle Chiese ortodosse. Così come
l’onore della prima pagina è andato a una personalità di confine:
fratel Alois Loser, priore della comunità ecumenica internazionale di
Taizé.
La segreteria di stato fornisce a “L’Osservatore” i comunicati
ufficiali e i testi del papa. In questo il giornale ha autorità: una
nomina, ad esempio, diventa esecutiva quando è lì stampata. Ma per il
resto “L’Osservatore” ha vita autonoma. Il responsabile degli articoli
è il direttore, che non è affatto tenuto a farli controllare in
anticipo.
È prassi però che la segreteria di stato abbia voce in capitolo
sugli articoli che toccano temi sensibili: il Medio Oriente, il
nucleare, la Cina, l’islam. Capita che dei testi vengano bloccati,
oppure riscritti. Un prodotto di questo lavoro a più mani è stato, ad
esempio, il modo con cui “L’Osservatore” ha dato conto della visita in
Vaticano del re dell’Arabia Saudita, Abdallah. A fianco della foto del
re col papa, sotto il titolo “Nel segno del dialogo e della
collaborazione”, il servizio dominante di prima pagina riguardava la
richiesta del rappresentante vaticano all’Onu di “una nuova risoluzione
sulla libertà di religione”, col titolo su quattro colonne: “La
credibilità delle Nazioni Unite dipende dal rispetto tangibile dei
diritti dell’uomo”. Chi ha orecchi per intendere intenda.
In segreteria di stato il responsabile dell’ufficio che sovrintende
a "L’Osservatore Romano" è monsignor Carlo Maria Polvani. Il
diplomatico che si occupa del Medio Oriente è Franco Coppola. Per
l’Italia c’è monsignor Antonio Guido Filipazzi. Ma per le questioni di
rilievo si attivano anche i dirigenti di grado superiore, l’assessore
per gli affari generali Gabriele Caccia e il sottosegretario per i
rapporti con gli stati Pietro Parolin.
"L’Osservatore" esce dalle rotative ogni pomeriggio, tranne che
nelle domeniche e nelle feste, con la data del giorno successivo. È in
vendita dopo le 17 nell’edicola dietro il colonnato destro di piazza
San Pietro, vicino al Portone di Bronzo. In tutte le altre edicole è
venduto invece la mattina dopo. Essendo un giornale del pomeriggio, in
redazione il lavoro comincia all’alba. La prima riunione col direttore
è alle 8.15. La redazione e la tipografia sono nella "zona industriale"
della Città del Vaticano, non lontano dalla Porta di Sant’Anna.
L’ipotesi di spostare alla sera la chiusura del giornale, come avviene
per quasi tutti i quotidiani, è stata esaminata. Ma si scontra col
fatto che i principali atti del papa si svolgono di mattina: e quindi
l’uscita pomeridiana è per questi atti la più tempestiva.
Il nuovo corso a “L’Osservatore” è comunque solo all’inizio. Già
adesso la sua lettura è obbligata, per capire il pontificato di
Benedetto XVI. Intanto però continua a vendere troppo poche copie:
alcune centinaia in edicola e alcune migliaia in abbonamento. Un po’
meglio vanno le edizioni settimanali in italiano, inglese, francese,
tedesco, spagnolo, portoghese e l’edizione mensile in polacco, con una
selezione di articoli. È prevista una campagna per ampliare la
diffusione.
Ma la vera svolta sarà internet, da cui oggi "L’Osservatore Romano"
è praticamente assente. Quando, tra pochi mesi, sarà tutto e subito
leggibile in rete, in più lingue, questo giornale specialissimo farà il
salto della sua vita, da Roma al mondo.
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Pagine italiane, addio
In un mese l’Italia ha conquistato la prima pagina una volta sola,
nel nuovo “Osservatore Romano” diretto da Giovanni Maria Vian. Ma non
ha avuto risalto nemmeno nelle pagine interne, quelle del notiziario
internazionale: una ventina di articoli in tutto, molto più striminziti
di quanti ne abbiano avuti la Birmania, o l’Iran, o la Somalia.
Fino a un mese fa, col precedente direttore, Mario Agnes, era tutto
diverso. Non solo l’Italia ma anche la città di Roma avevano una pagina
intera ciascuna. Gli articoli andavano in stampa senza che la
segreteria di stato vaticana li vedesse in anticipo. Con puntuale
scompiglio quando i grandi giornali ne riproducevano degli stralci come
fossero la quintessenza del pensiero della Santa Sede, non le idee
personali del sanguigno direttore.
Dei venti articoli sull’Italia pubblicati da “L’Osservatore”
nell’ultimo mese, la maggior parte hanno riguardato l’immigrazione, il
volontariato, la scuola, la famiglia, l’aborto, i bambini: tutte
questioni di società.
Alla politica strettamente intesa sono andate le briciole: una
scarna nota d’agenzia sull’approvazione della legge finanziaria in
senato e un articolo sulla costituzione del nuovo Partito democratico.
Sull’annuncio di un nuovo grande nuovo partito di centro destra, fatto
da Silvio Berlusconi, neppure una riga.
Pochissimo spazio per la politica italiana, e meno ancora per i
politici. Quando due di questi, Francesco Rutelli e Pierferdinando
Casini, sono corsi a presentare un libro del vescovo Rino Fisichella,
rettore della Pontificia Università del Laterano, “L’Osservatore” è
riuscito a riempire una colonna e mezza sull’evento senza fare il nome
né dell’uno né dell’altro.
L’unica eccezione a questo generale riserbo è stato un editoriale
in prima pagina, l’11 novembre, intitolato: “Sui presunti privilegi
alla Chiesa cattolica in Italia”.
Alle richieste di chiarimento fatte all’Italia dalla Commissione
europea, in materia di esenzione dall’imposta di molti immobili di
proprietà della Chiesa, sia la conferenza episcopale italiana sia il
Vaticano hanno deciso di non stare zitti. E hanno affidato la risposta,
su “L’Osservatore Romano”, a una giurista dalla penna affilata,
Patrizia Clementi, che ha demolito punto per punto le accuse.
Un solo articolo di battaglia in un mese, sull’Italia, può sembrare
poco. Ma ha lasciato il segno. Grazie al nuovo “Osservatore Romano” ora
si sa con chiarezza che, sul punto, il Vaticano e la CEI non cederanno
di un millimetro.
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Il servizio di www.chiesa sulla nomina del nuovo direttore, con una
storia del giornale e con una famosa analisi di Giovanni Battista
Montini, il futuro Paolo VI:
> "L’Osservatore Romano" cambia direttore. Piccola guida alla lettura (29.9.2007)
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L’editoriale con cui Giovanni Maria Vian ha inaugurato la sua direzione, su "L’Osservatore Romano" del 28 ottobre 2007:
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Tra gli articoli tipo del nuovo "Osservatore Romano" la conferenza di Valentino Miserachs Grau:
> Gli attuali orizzonti della musica sacra (5 novembre 2007)
L’editoriale alla vigilia della visita in Vaticano di re Abdallah:
> Il Re saudita da Benedetto XVI (5 novembre 2007)
L’articolo della storica ebrea Anna Foa:
> I tortuosi percorsi della memoria (11 novembre 2007)
L’editoriale della giurista Patrizia Clementi:
> Sui presunti privilegi della Chiesa cattolica in Italia (11 novembre 2007)
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Il sito del giornale in internet, in attesa d’essere potenziato:
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Per altre notizie e commenti vedi il blog SETTIMO CIELO che Sandro Magister cura per i lettori italiani. Ultimi titoli:
Benedetto XVI e i 138 musulmani. Bertone scrive l’agenda del dialogo
Benedetto XVI e i 138 musulmani. Un commento controcorrente
La luna di miele tra il papa e "L’Osservatore" profuma d’oriente
Fonte: Espresso Chiesa – 29.11.2007