Un tg …franco

Ormai quando vedo i telegiornali succede spesso che mi salga una certa indignazione; questo perché ti rendi conto di come consapevolmente i tg delle principali reti nazionali non facciano altro che diffondere una vera e propria disinformatjia sistematica – che rientra in una vera e propria strategia mediatica e culturale – per quanto riguarda la religione. Il problema è che, nella situazione culturale (si fa per dire) e sociale del nostro paese, è molto difficile uscire da questo circolo vizioso propagandistico. Forse è ora che la componente laica reclami una parità di trattamento e spazi equi e garantiti sulle televisioni pubbliche, specie nei programmi informativi, dato che paga le tasse proprio come tutti gli altri e riceve in cambio il nulla o quasi, mentre non si fa altro che spingere sempre più avanti la propaganda clericale.

Tra le altre cose abbiamo: esaltazione tra l’acritico e l’estatico della fede, della Chiesa, dei santi, con connesso martellamento costante (Goebbels docet) anche con forme subdole e popolaresche come gli sceneggiati (anzi, le fiction, dato l’argomento); trattamento superficiale o distorto della laicità, della scienza e del modo di pensare non religioso; diffusione unidirezionale di notizie inerenti “attacchi” alla religione – anche se insignificanti – cui fa da contraltare il completo occultamento di quelle riguardanti le discriminazioni fomentate dalle religioni e simili; revisionismo storico.

Interessante, per quanto riguarda quest’ultimo carattere, il trattamento riservato dai Tg2 di questa sera sulla beatificazione di domani di quasi 500 “martiri” uccisi negli anni Trenta in Spagna (tra l’altro, ironia della sorte o scelta voluta, domani si “festeggia” anche la marcia su Roma – della serie: due piccioni con una fava).

La strategia mediatica “di base” consiste sostanzialmente nel creare una cappa fumogena di vaghezza, in cui inserire informazioni che colpiscano – soprattutto a livello emozionale. La necessità di rendere “veloce” il servizio diventa un ottimo paravento per la disinformatjia clericaleggiante, perché permette di occultare buona parte delle informazioni.

La beatificazione di massa sarà una corposa occasione turistica, ma a parte ciò il problema è che questa scelta – come altre – ha dei significati prima di tutto simbolici che non possiamo non cogliere: mentre ad esempio Zapatero in Spagna propone leggi "della memoria" contro il franchismo (sapete com’è, oggi c’è la democrazia…) e va avanti con una legislazione laica che colpisce il monopolio cattolico, il Vaticano decide di santificare una serie di "martiri" uccisi dai crudelissimi repubblicani-anarchici-comunisti-laicisti-atei spagnoli (il servizio azzarda persino “satanisti”!).

Tra gli aneddoti strappalacrime, abbiamo il caso di uno degli uccisi che perdonando il plotone d’esecuzione prende una pallottola che gli trapassa proprio la mano benedicente. Dopo che, come succede di solito, si era accennato di sfuggita alla questione che “alcuni” – i soliti ateacci in malafede, altroché – ritenevano che la scelta di questa beatificazione avesse dei chiari risvolti politici contro Zapatero, una delegata clericale d’apparato è lì a tranquillizzare l’opinione pubblica che questa occasione è “per la Spagna” (ovvero “per” il paese che a maggioranza aveva votato proprio il governo Zapatero) e che il governo odierno osa andare contro la Chiesa, addirittura la “attacca” – come se fare delle leggi che permettano anche a chi non segue i dettami della Chiesa di avere delle possibilità e dei diritti sia un delitto imperdonabile. Insomma, non si tratta affatto di uno spot contro le forze laiche spagnole. È interessante notare come spessissimo i tg clericalizzati portino in maniera superficiale e ben controllata opinioni contrarie alla tesi propagandata – spesso sotto forma di anonime e brevi domande retoriche fatte dalla stessa voce fuori campo, senza alcun approfondimento – con lo scopo evidente di controbatterle in maniera ampia (avendo a disposizione molto più tempo, mezzi, propagandisti).

Facciamo quindi delle precisazioni sulla guerra civile spagnola, dato che il tg in questione è stato abbastanza incompleto (non voglio nemmeno immaginare quanto incompleti saranno quelli di domani, in piena estasi beatificatoria). Ovviamente non si dice una parola sui repubblicani uccisi in maniera ugualmente efferata dai cattolicissimi franchisti (parecchie centinaia di migliaia, anche dopo la guerra): forse perché i morti cristiani sono "più" morti degli altri… L'unico messaggio che passa è che i repubblicani andavano in giro a dar fuoco alle chiese, a violentare suore, a uccidere preti e così via… e sotto sotto che gli eredi di questi siano i rappresentanti odierni della sinistra spagnola. E infatti, come ciliegina sulla torta del servizio, appare lo storico Franco Cardini (manco a dirlo, di “ispirazione” cattolica), che – ovviamente nel modo tipico che alterna sofisma a indoramento della pillola – ci conferma proprio la superiore dignità dei “martiri”, più “martiri” di altri dato che sono morti per il Cristo (della serie autoreferenzialità a go go), ricordandoci con la sottile e compiaciuta retorica splatter come la storia della Chiesa sia santificata proprio da questi martiri, fin dagli inizi della sua storia. Ci sarebbe un’altra lunga digressione da fare – perché alla disinformatjia si aggiunge disinformatjia – dato che il numero dei “martiri” in generale va parecchio ridimensionato, essendo stato gonfiato (fin dagli inizi del cristianesimo, appunto), proprio per strumentalizzare i morti a fini apologetici, con storie evidentemente assurde; e inoltre perché – chissà come mai – si parla ben poco dei non cristiani massacrati da cristiani, indulgendo invece sui cristiani “macellati” (come ama dire ad esempio Socci, nei suoi exploit).

La questione non è che questi martiri se lo siano “meritato”, quanto chiedersi quale era il ruolo della Chiesa durante la rivolta franchista e il franchismo, cosa di cui non si è parlato affatto. Siamo sicuri che il clero fosse estraneo al conflitto? Che molti monasteri e simili non funzionassero come centri militari "informali" (stoccaggio e smistamento di armi, reclutamento, raccolta, occultamento di franchisti, propaganda ideologica, azioni di disturbo o di collaborazionismo in un contesto di guerra civile), come è stato effettivamente riscontrato in certi casi? Tra l'altro, ho letto in giro su internet che uno dei beatificati sarebbe stato effettivamente un torturatore franchista. Sarebbe interessante, per chiarezza, vedere che cosa facevano gli altri "martiri" prima di essere uccisi.

In sostanza, la Chiesa collaborò fattivamente con i militari in rivolta – appoggiati da Italia fascista e Germania nazista – contro il governo repubblicano che aveva preso misure laiche. Chiaramente, nel contesto di guerra civile, ci furono episodi efferati, ma bisognerebbe anche avere l’onestà intellettuale di spiegare che essi furono perpetrati da entrambe le parti, anzi, che da parte franchista i massacri furono ben più pesanti (anche grazie all’appoggio della Chiesa, appunto) e che nelle zone repubblicane, dopo una fase di vuoto di potere in cui si confondevano vendette private, uccisioni di innocenti e punizioni a traditori e collaborazionisti col nemico, dopo qualche tempo la situazione si fece più tranquilla. Non si tratta di mostrare indulgenza totale per i repubblicani – che commisero pure le loro efferatezze – ma di ricordarsi che i primi lottavano contro il fascismo e per la libertà, mentre i franchisti e la Chiesa nel complesso (anche i religiosi inconsapevoli) lottavano contro, per un sistema autoritario o addirittura totalitario, più vicino al fascismo e al nazismo (che appunto si impose subito dopo la guerra). Come per la questione partigiani/fascisti, non vorrei che dalla denuncia dei massacri compiuti si passasse alla condanna totale: perché, è bene sempre ricordarlo, oggi siamo in un contesto democratico anche perché tanta gente ha lottato per questo, mentre se avessero vinto gli “altri” (che allo stesso modo hanno compiuto le loro efferatezze), ci sarebbe una dittatura. Volenti o nolenti, non possiamo mettere repubblicani e franchisti sullo stesso piano.

Tutto questo per dire che citare strumentalmente qualche migliaio di morti solo perché religiosi e “innocenti” è fortemente scorretto, se si pretende di ignorare il contesto della guerra, la politica repressiva attuata dai catto-fascisti, i tanti “martiri” che dall’altra parte hanno subito lo stesso trattamento (e qui torniamo alle domande insidiose sui beatificati: in che misura sono “innocenti”? Cosa hanno fatto per essere uccisi? Ma sappiamo che, ancora una volta, la beatificazione spargerà un bel velo di silenzi su tutte queste domande, perché su santi – e beati – non si discute e il coraggio dei tg, in questi casi, è pari a zero).

Cito un po' di informazioni tratte da Con Dio e con il Fuhrer (Napoli, Tullio Pironti Editore, 1997) di K. Deschner sulla guerra civile spagnola. Nell'insieme dei territori dei "rossi" fino allo scoppiare della rivolta, afferma il cardinale primate sull'Osservatore Romano, ci sarebbero stati in tutto 15.000 sacerdoti: contrariamente all'apologetica martirologica (che si sa come gonfi le cifre, fino a parlare di 16.750 preti morti), lui stesso afferma che scomparvero 4.184 ecclesiastici, di cui 12 vescovi, 2365 frati e 283 suore. Lo stesso Franco fece fucilare molti preti (tra cui 400 – forse – chierici baschi, ritenuti fedeli al governo repubblicano). (p. 93) P. Preston, autore de La guerra civile spagnola, cita uno studio di padre Antonio Montero, che parla di 6.832 religiosi uccisi, e scrive che la Chiesa "si era attirata l'odio popolare per i suoi tradizionali legami con la destra e per la legittimazione che aveva apertamente offerto all'insurrezione militare".

Torniamo a Deschner: "come afferma anche José Bergamin, uno scrittore cattolico, prima della rivolta di luglio in Spagna non venne assassinato neanche un prete o un monaco. Si cominciò ad eliminarli considerandoli fascisti o guerriglieri solo quando il clero, per ordini dall'alto, intervenne a favore dei militari, contro il governo" (p. 93-4)

Bergamin stesso scrive: "nessuno di loro, neanche uno, è morto per Cristo. Essi morivano per Franco. Li si può considerare eroi nazionalisti, vittime politiche ma non martiri" (p. 94)

L'Osservatore Romano incita: "questa battaglia è una crociata di gente per bene che non intende sollevarsi contro le autorità, ma opporsi al crimine e alla barbarie. Restare in disparte è peccato, addurre un qualsiasi pretesto per non intervenire è ingiusto, arrendersi è un crimine e il crimine non può trionfare, le virtù non possono essere disconosciute"; poi il 20 novembre 1937 scrive: "tutti i cittadini onesti dovrranno essere uniti, senza badare alla diversità di opinioni, per poter realizzare quel progetto comune che mira a scacciare dal paese i nuovi barbari senza Dio e senza patria, quali che siano le conseguenze che ciò comporta" (p. 94)

Lettres de Rome elenca tutti i comunicati antisovietici del papa durante la guerra civile spagnola (editore il gesuita Ledit). La Chiesa organizza congressi anticomunisti da lei finanziati per fomentare la lotta (Congresso del Cristo Re del 1937 a Poznan; della Commissione Internazionale Pro Deo a Ginevra, quello di Lisieux – dove va Pacelli, cardinale legato -, quello del Cristo Re di Laibach nel 1938 e quello eucaristico di Budapest – presente Pacelli): tutto per promuovere le teorie anticomuniste di Pio XI nell'enciclica Divini Redemptoris (19 marzo 37).

Nei discorsi il papa accusa sempre il governo spagnolo repubblicano e difende i golpisti. Nell'estate del 1938 rifiuta la proposta avanzata dal governo francese e da quello britannico di aderire ad una azione di protesta contro il bombardamento dei civili, ma ringrazia Franco per un telegramma ricevuto, rallegrandosi che: "sentir pulsare nel messaggio di Sua Eccellenza il consueto spirito della Spagna cattolica" e mandando "dal profondo del cuore, la benedizione apostolica, quale pegno della grazia divina" (p. 95).

Nel settembre del 1936 Franco reintroduce nelle scuole la lezione di religione, la preghiera prima e dopo le lezioni, l'obbligo di recarsi a messa insieme agli insegnanti nei giorni festivi e di domenica, le immagini di santi, cristi e madonne; chiese, alloggi vescovili e sacerdotali e impianti da loro gestiti vennero esentati dal pagamento dell'imposta fondiaria. Nel maggio del 39 vengono riabilitati i gesuiti e gli vennero restituiti i beni. Il 2 febbraio del 1939 tutti gli Ordini acquistarono status giuridico. Insomma, viene clericalizzata l’intera società spagnola, fenomeno dal quale si sta cominciando ad uscire solo questi ultimi decenni – e capisco anche perché in Spagna ci sia una certa dose di risentimento.

Il 10 febbraio 1939 muore Pio XI. Il primo aprile del 1939 Pio XII si congratula con Franco: "alzando i nostri cuori a Dio, ci rallegriamo con Sua Eccellenza per la vittoria riportata e a lungo sospirata da tutti i cattolici. Nutriamo la speranza che il Suo Paese, una volta riacquistata la pace, possa riallacciarsi con rinnovato vigore all'antica tradizione cristiana" (96)
A me sembra quindi che tale scelta di beatificazione apparentemente solo religiosa o "pietistica" rientri invece in un disegno di revisionismo storico che contribuisce a denigrare l'antifascismo in generale e che, cosa peggiore, strumentalizza i morti.
A proposito, da qui potete scaricare un volantino informativo redatto da "No Vat" sulla beatificazione.

Articolo tratto da  Il Guardone Romano

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