Il fuoco sotto le ceneri della diocesi di Siena. E anche il vescovo potrebbe “scottarsi”

34047. SIENA-ADISTA. Un fuoco che ha covato sotto la cenere per oltre un anno e che adesso minaccia di incendiare l'intera Chiesa senese: l'incendio era già scoppiato il 2 aprile 2006 nei locali dell'economato dell'arcidiocesi di Siena, di origine – hanno accertato gli inquirenti – sicuramente dolosa (v. Adista n. 55/07). Inizialmente i sospetti erano ricaduti sull'archivista dell'arcidiocesi, il professor Franco Nardi: a fare il suo nome era stato l'economo della Curia, don Giuseppe Acampa, su cui però, nel corso dei mesi, si sono concentrate le attenzioni degli investigatori fino all'incriminazione, lo scorso giugno, per calunnia e truffa aggravata, oltre che per il rogo: avrebbe appiccato il fuoco, secondo gli investigatori, per far sparire documenti compromettenti sulla sua disinvolta gestione degli affari della curia.

La notizia dello scandalo della Chiesa senese – finora pressoché ignorata dalla stampa nazionale – è 'scoppiata' quando sono emersi presunti collegamenti – poi smentiti dalla procura di Siena – con la vicenda che sta coinvolgendo il vescovo ausiliare di Firenze, mons. Claudio Maniago, allievo prediletto di don Lelio Cantini, il prete accusato di abusi sessuali anche su minori (v. articolo su questo numero e v. Adista n. 29/07). Ma con l'avvicinarsi dell'udienza che deciderà del rinvio a giudizio di don Acampa, fissata per il 22 gennaio, il quadro di una Curia arcivescovile con il pallino degli affari molto più che della pastorale diventa sempre più chiaro, mentre tra i preti dell'arcidiocesi cresce lo scontento nei confronti dei propri vertici.

Un incontro a lungo atteso

Il clero di Siena ha aspettato per oltre un anno prima di ricevere dal proprio vescovo un chiarimento sullo scandalo che coinvolgeva la propria Chiesa e attendeva con ansia la tre giorni di formazione pastorale a Colle Val d'Elsa conclusasi lo scorso 19 settembre. Ma il chiarimento non c'è stato: l'arcivescovo, mons. Antonio Buoncristiani – "agitatissimo", secondo alcuni testimoni -, si è limitato a leggere un comunicato in cui ribadiva senza mezzi termini l'innocenza di don Acampa, accusando un gruppetto di preti 'ostili' di fomentare la stampa e i giudici contro la Chiesa, e si è rifiutato di rispondere a qualunque domanda. Un prete che stava registrando il suo intervento è stato rimproverato aspramente, tra gli applausi dei suoi colleghi, e costretto a cancellare il nastro.

Eppure mons. Buoncristiani avrebbe avuto molto da spiegare: le intercettazioni, ad esempio, pubblicate dai giornali, in cui don Acampa e il segretario del vescovo, don Andrea Bechi, parlano di rivolgersi al ministro della Giustizia Clemente Mastella per "tappare" l'inchiesta. Tramite per arrivare al ministro sarebbe il presidente della Misericordia di Siena, Mario Marzucchi. D'altra parte, Mastella è stato l'ospite d'onore, lo scorso maggio, delle Feste internazionali cateriniane, con cui l'arcidiocesi ha celebrato la sua santa più illustre.

Acampa e Bechi – secondo quanto emerso dalle intercettazioni – avrebbero anche pensato di rivolgersi al procuratore Nino Calabrese, che non avrebbe vigilato a sufficienza sul suo sostituto responsabile dell'indagine, Nicola Marini: sorprendentemente, infatti, malgrado fosse ancora ufficialmente parte lesa, sembra che Acampa fosse interessato ad una rapida archiviazione delle indagini più che alla scoperta del colpevole. Calabrese, d'altra parte, ha un 'debito di riconoscenza' nei confronti della Curia, perché sua figlia ha in affitto, a un buon prezzo, una casa in pieno centro di proprietà dell'arcidiocesi.

Intimidazioni e intercettazioni

Ci sono poi le voci di intimidazioni, da parte del vescovo e di Acampa, nei confronti di quei preti che si sono macchiati della 'colpa' di aver collaborato con le indagini: si parla di velate allusioni a trasferimenti nelle parrocchie più 'scomode', di minacce di rimozioni da incarichi; si ripete anche la storia dell'anziano parroco di Vagliagli, don Mino Marchetti, che si sarebbe all'improvviso visto sospendere da parte dell'arcidiocesi la pubblicazione di un'opera storica a cui lavorava da dieci anni. D'altra parte, discutendo con un altro influente amico, Giuseppe Mussari, presidente del Monte dei Paschi di Siena, don Acampa (il cui padre era un importante funzionario della banca) aveva promesso di mettere alle corse i "preti nemici giurati" che sarebbero, secondo lui, all'origine della svolta delle indagini: "Io penso che sia un gruppo di affari politico-pretonzolo", aveva detto. L'arcivescovo avrebbe anche preteso – senza ottenerla, malgrado numerose pressioni – una dichiarazione pubblica di sostegno ad Acampa da parte del clero dell'arcidiocesi.

Tra i preti di Siena, comunque, l'aria che si respira è pesante: "Questo vescovo non è né un padre né un maestro", ha detto ad Adista un sacerdote; "tante cose", aggiunge un altro, "non tornavano nella gestione degli affari della diocesi". Destava sospetti la delega pressoché illimitata per la gestione dei beni della Curia concessa nel 2004, senza alcuna consultazione del clero, da mons. Buoncristiani a don Acampa. L'economo, si racconta, si faceva vedere spesso per le strade di Siena a bordo di una Ferrari. Gli si contestava spesso la gestione squisitamente "affaristica" dei beni della Chiesa: ad esempio, appena nominato arciprete di Colle Val d'Elsa (una delle due ex-diocesi incorporate, assieme a quella di Montalcino, nell'arcidiocesi di Siena) aveva subito avviato la vendita di vari appartamenti di proprietà della Curia, ordinato la riduzione del numero delle messe e chiuso agli studiosi il palazzo vescovile, in vista forse di qualche progetto di sviluppo. (alessandro speciale)

Adista notizie n.65 – 2007 

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5 Responses to Il fuoco sotto le ceneri della diocesi di Siena. E anche il vescovo potrebbe “scottarsi”

  1. O-Zone says:

    Il video della conferenza stampa indetta il 1 Luglio 2008 dal prof. Ascheri e dell’avv. De Mossi in merito alla notizia di voler procedere legalmente da parte della Curia:

    http://it.youtube.com
    /watch?v=2oYtArjPd8U

  2. vaticano says:

    il processo non e’ ancora terminato, direi che potrebbero emergere ancora molte informazioni interessanti…

  3. giovanni says:

    non so se lo sapete, ma oggi (27 maggio) sono stati ascoltati i testimoni sull’accusa di truffa a carico di don Giuseppe Acampa. All’unanimità i testimoni hanno scagionato don Acampa, mettendo in evidenza la sua partecipazione del tutto marginale nella decisione di vendita ad un imprenditore. Insommma, il castello accusatorio è stato smontato come un castello di carte da gioco. Il vero scandalo è stata la gogna giudiziara e mediatica

  4. vaticano says:

    DD, purtoppo non ho trovato notizie in merito. Se hai notizie specifiche o puoi segnalare articoli di giornale in merito facci sapere

  5. DD says:

    E del podere che si è comprato, mi sembra verso Fungaia chi ne parla?

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