Estorsione, indagato arcivescovo di Siena

FIRENZE — Gestione del patrimonio
immobiliare e incontri proibiti organizzati da sacerdoti. C’è un’altra
inchiesta che coinvolge le gerarchie ecclesiastiche della Toscana.
Mentre la procura di Firenze dispone nuovi accertamenti sull’attività
del vescovo ausiliare Claudio Maniago, quella di Siena iscrive nel
registro degli indagati l’arcivescovo Antonio Buoncristiani per
estorsione. L’alto prelato viene coinvolto nell’indagine che ha già
portato alla richiesta di rinvio a giudizio di monsignor Giuseppe
Acampa, 38 anni, l’economo della Curia cittadina accusato di incendio
doloso, calunnia e truffa. E adesso gli inquirenti fiorentini vogliono
accertare se ci sia un collegamento tra le due vicende, soprattutto per
quanto riguarda l’amministrazione degli immobili e del denaro della
Chiesa.

 

L’INCENDIO DOLOSO — Comincia tutto il 2 aprile del
2006 quando un rogo divampa nella sede dell’Economato della Curia di
Siena. Monsignor Acampa accusa un archivista di aver appiccato
l’incendio, ma gli accertamenti della polizia delineano un quadro
diverso. E alla fine è proprio lui a finire indagato. Secondo i
magistrati avrebbe dato alle fiamme l’ufficio «con l’unica finalità di
distruggere documenti attinenti operazioni finanziarie promosse dalla
diocesi attraverso la Curia». Gli affari curati dal sacerdote vengono
analizzati attraverso accertamenti bancari e patrimoniali. Si scopre
così che il prelato ha venduto a un imprenditore veneto uno degli
immobili ereditati dalla diocesi, «a prezzi molto inferiori a quelli di
mercato». Come ricompensa per il favore si sarebbe fatto regalare
«un’Audi A3 dal valore di 27.000 euro» e per questo viene accusato di
truffa ai danni della Chiesa. Si scopre anche che avrebbe partecipato a
incontri particolari con altri due preti. Le testimonianze di alcuni
sacerdoti forniscono i dettagli. Nessun reato viene contestato per
questi episodi, ma la sua immagine ne esce a pezzi. Alla fine di giugno
arriva la svolta. Le intercettazioni telefoniche e ambientali svelano i
tentativi che sarebbero stati fatti dall’arcivescovo di Siena per
convincere i testimoni a ritrattare. Qualche giorno dopo Buoncristiani
viene iscritto nel registro degli indagati per estorsione. Sospettato
di aver indotto numerose persone «anche con mirate pressioni» a fornire
una versione diversa da quella verbalizzata davanti ai pubblici
ministeri. Nei suoi confronti sono ancora in corso gli accertamenti, le
stesse autorità ecclesiastiche stanno valutando la situazione. Intanto
esplode il caso di Firenze.
 
APPARTAMENTI E FESTINI —Dopo aver accertato che don
Lelio Cantini, il parroco accusato di violenza sessuale su numerose
ragazze minorenni, si era fatto consegnare dai fedeli denaro e
proprietà, i pm hanno deciso di verificare eventuali «coperture» che
per anni gli avrebbero garantito l’impunità. Le verifiche hanno
consentito di stabilire che la curia fiorentina ha beneficiato di
eredità e donazioni, arrivando a possedere almeno 2.000 immobili.
Palazzi e terreni, accusano adesso due dipendenti e due sacerdoti, che
il vescovo ausiliare Claudio Maniago avrebbe gestito in maniera
disinvolta. «Ci minacciava intimandoci di non parlare della sua
attività», hanno raccontato a verbale prima di accusarlo di non essere
intervenuto per fermare don Cantini pur essendo perfettamente a
conoscenza dei suoi illeciti.E di aver partecipato a festini a luci
rosse, circostanza confermata da un uomo di quarant’anni che si è
presentato in Procura lo scorso aprile per raccontare i dettagli di un
incontro avvenuto dieci anni fa. «Dichiarazioni infamanti », secondo la
Curia e l’arcidiocesi cittadina che hanno già annunciato di voler
«procedere per vie legali di fronte ad incredibili affermazioni di
presunti testimoni». Versioni da verificare, secondo imagistrati. Non
nasconde irritazione per la fuga di notizie il procuratore Ubaldo
Nannucci: «Si tratta di rivelazioni molto gravi per l’indagine, che
spero non sia morta, ma è certamente compromessa».
 
Fiorenza Sarzanini – Corriere
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