ROMA –
«Spero che ci sia un atteggiamento sereno, non pregiudiziale, non
ideologico». È questo l'auspicio di Angelo Bagnasco, presidente della
Conferenza episcopale italiana, a due giorni dalla richiesta della
Commissione Ue al governo italiano («informazioni supplementari» su
«certi vantaggi fiscali delle Chiese italiane»). «È necessario –
sostiene il numero uno della Cei ai microfoni di Radio Vaticana
– che ci sia un approccio alla Chiesa senza pregiudizi, senza ideologie
e senza interessi di parte, espliciti o nascosti e quindi si riconosca
espressamente l’opera continua che nei secoli la Chiesa ha posto in
essere e continua a porre in essere a favore dei più poveri e dei più
deboli, mettendo a disposizione le risorse sia umane sia economiche,
finanziarie di cui dispone la comunità cristiana».
«Spero che ci sia un atteggiamento sereno, non pregiudiziale, non
ideologico». È questo l'auspicio di Angelo Bagnasco, presidente della
Conferenza episcopale italiana, a due giorni dalla richiesta della
Commissione Ue al governo italiano («informazioni supplementari» su
«certi vantaggi fiscali delle Chiese italiane»). «È necessario –
sostiene il numero uno della Cei ai microfoni di Radio Vaticana
– che ci sia un approccio alla Chiesa senza pregiudizi, senza ideologie
e senza interessi di parte, espliciti o nascosti e quindi si riconosca
espressamente l’opera continua che nei secoli la Chiesa ha posto in
essere e continua a porre in essere a favore dei più poveri e dei più
deboli, mettendo a disposizione le risorse sia umane sia economiche,
finanziarie di cui dispone la comunità cristiana».
ESENZIONI A ENTI NO-PROFIT
– Bagnasco sottolinea inoltre che «certe esenzioni riguardano tutti gli
enti no-profit, proprio per favorire, per riconoscere innanzitutto, gli
scopi di questi enti, tra cui evidentemente la Chiesa, che si occupano
concretamente, stabilmente e continuativamente dei problemi
dell’emarginazione, della fragilità, della debolezza, della povertà».
– Bagnasco sottolinea inoltre che «certe esenzioni riguardano tutti gli
enti no-profit, proprio per favorire, per riconoscere innanzitutto, gli
scopi di questi enti, tra cui evidentemente la Chiesa, che si occupano
concretamente, stabilmente e continuativamente dei problemi
dell’emarginazione, della fragilità, della debolezza, della povertà».
(Corriere)