Don Mazzi dal pm contro don Gelmini

La replica: «La Chiesa è con me, mi sento un leone» – l fondatore di Exodus interrogato su un episodio del '93 conferma le confidenze di un ragazzo: «Mi disse di aver subito violenze» 

ROMA — Torna indietro nel tempo fino al '93 l'inchiesta sulle presunte violenze sessuali commesse da don Pierino Gelmini su alcuni tossicodipendenti all'interno della Comunità incontro. La novità è emersa dall'interrogatorio come «persona informata sui fatti» di don Antonio Mazzi, il padre di Exodus: è stato sentito dai magistrati di Terni all'inizio della scorsa settimana e ha confermato il contenuto di una lettera da lui inviata a un ragazzo che aveva assistito nel suo centro per un paio d'anni.

Il giovane ha denunciato di aver appunto subito gli abusi 14 anni fa, quando ha trascorso un periodo di sei mesi ad Amelia. Poi si è trasferito in una struttura di don Mazzi, con il quale si è confidato e ha continuato a mantenere rapporti epistolari. Il procuratore Carlo Maria Scipio e il pm Barbara Mazzullo volevano sapere dal fondatore di Exodus se confermava quello che aveva scritto all'ex drogato nel 2003. Il sacerdote, nel corso dell'interrogatorio, ha ribadito punto per punto quello che aveva sottolineato nella missiva, in cui c'è un chiaro riferimento alle violenze sessuali.
Le parole del fondatore di Exodus avrebbero aggravato la posizione di don Gelmini: per gli inquirenti sono una conferma, seppure indiretta, delle accuse nei suoi confronti. Almeno da parte di uno dei sei ragazzi, cinque dei quali si sono rivolti agli investigatori dopo essere stati allontanati dalla Comunità per aver commesso dei furti. «Faremo presto, non perché c'è qualcuno che ce lo chiede, ma perché abbiamo tutti gli strumenti per farlo» ha annunciato la Mazzullo, lasciando capire che la conclusione dell'indagine è vicina. Più cauto l'avvocato Lanfranco Frezza, che difende don Gelmini insieme con Franco Coppi: «Non ci aspettiamo novità prima della fine di settembre ». Don Gelmini ieri era a Pompei. E il sindaco Claudio D'Alessio ha riportato le sue parole: «La Chiesa mi è vicina: io non mollo, mi sento un leone. L'albero più alto è quello che rischia di più di essere abbattuto dal vento», ha aggiunto con una metafora il capo della Comunità incontro. «L'unico vero giudice è la coscienza e io sono in pace con la mia…».

Dal mondo politico, altre manifestazioni di solidarietà per don Gelmini. «Devono finire le aggressioni che continuano nei suoi confronti», ha chiesto l'esponente di Forza Italia ed ex ministro Stefania Prestigiacomo. E Don Luigi Ciotti: «Continuo a essere vicino a don Gelmini come persona. Però per andare avanti — ha ribadito — le strutture devono essere garantite solo dagli enti locali, dalle istituzioni preposte e dai cittadini. Non dalla politica».

Flavio Haver – 07 agosto 2007 – Corriere.it

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