La rabbia del prete antidroga: “Offensiva ebraico radical-chic”

Reggio Calabria, col sacerdote fra i ragazzi della comunità: "Chi pensava di trovarmi impiccato si sbagliava

ZERVO'
All'inizio di questa settimana – "non sono qui perché sono scappato,
sono arrivato quando ancora doveva cominciare questa storiaccia" – lo
hanno accolto con la banda del paese. "Bentornato papà", firmato "I
tuoi figli dell'amore", è scritto nel cartellone appeso all'ingresso
della comunità di Zervò, un vecchio sanatorio a più di mille metri
d'altezza, fra cascate e boschi. Don Gelmini è seduto in un prato
inglese tra ortensie, faggi e pioppi, sotto una pianta enorme che lui
chiama "l'albero di Giobbe". Intorno, seduti in cerchio, una
cinquantina di ospiti della comunità. Tutti ex tossicodipendenti pronti
a difenderlo dalle accuse di "delinquenti e infami".


"Chi pensava di trovarmi appeso impiccato a un albero come è successo
al povero Marco Agostini, il parroco di Latina accusato di pedofilia,
si sbagliava. Io sono qui, più tosto di prima, accanto ai miei ragazzi
che mi danno forza".

Le accuse sono pesanti.

"Il mio accusatore è un pregiudicato barese, uno che viene da una
famiglia di boss. Vuole ricattarmi. La prima volta mi ha denunciato
due, tre anni fa, ma non gli credettero. Ad agosto dell'anno scorso
anno tornò in comunità dopo l'indulto. Mi chiese scusa e io gli trovai
un lavoro. Conservo ancora una lettera: mi scriveva che "la miglior
vendetta è il perdono". Ritrattò la denuncia e a Natale tornò in
comunità e si scusò pubblicamente, sul palco (ndr, i ragazzi seduti a
terra annuiscono). Ma forse voleva di più: soldi. Io l'ho mandato via e
lui ha rifatto la denuncia".

Non è l'unico accusatore, e gli altri?

"Ce n'è un altro che questo barese avrà reclutato in carcere. E poi ci
sono cinque miei ex ospiti che io avevo denunciato perché derubarono
una mia collaboratrice".

Una cospirazione?

"Mo fratello, padre Eligio, pensa ci sia un movimento politico contro
di me perché sono schierato da una parte precisa".

Si sente il prete del Polo?

"A mettere in giro la voce è stato don Mazzi che per accreditarsi ha
detto che lui è il cappellano del centrosinistra e io quello del
centrodestra. Sono sciocchezze, io rispondo solo al signore. Voto,
certamente, e Berlusconi è un mio amico. Ma questa storia non c'entra
niente con tutto questo".

E dunque che idea si è fatta?

"Probabilmente i miei accusatori hanno trovato qualche giudice
anticlericale".

Si sente un martire della magistratura?

"Non ho fiducia incondizionata. Certo, ho incontrato giudici splendidi,
ma ci sono anche giudici mascalzoni che pur di finire in prima pagina
fanno soffrire ad arte la gente. C'è chi ti obbliga a mantenere il
riserbo su un interrogatorio, come è successo a me, e poi sei mesi dopo
ti fanno finire sui giornali con delle menzogne. Contatterò presto il
professor Coppi, pretendo da chi sta dicendo stupidaggini milioni di
euro".

A cosa fa riferimento?

"Questa storia della stanza del silenzio con la moquette e le
poltroncine rosse dove io avrei molestato i ragazzi. Come la raccontano
sembra quella roba del Grande Fratello…".

Cioè?

"Sembra una stanza a luci rosse. E invece è un posto con le vetrate, le
panche delle chiese, un camino acceso da trent'anni dove io, insieme
con i miei collaboratori, incontro i ragazzi insieme con le loro
famiglie. Alla fine di questa storia scriverò un libro: "Il serpente
nella stanza dei magistrati"".

Ha visto quante reazioni ha scatenato. Si considera un potente?

"Non sono certo una testa di cavolo, ho centri in tutto il mondo. Non
sono come quei giudici che sono dietro a una scrivania perché non sono
diventati grandi avvocati".

Attacca ancora i magistrati?

"Io sono tranquillo, con loro non vado più a parlare salvo non mi
arrestino. Siamo alla gogna. Una volta mentre dormivo, anni fa, mi
chiama la mia segretaria e mi dice: "Ma allora non l'hanno arrestata
per un traffico di bambini con la Thailandia!". Lo dicevano i
telegiornali".

Visto quello che è successo negli Stati Uniti, secondo lei esiste un problema pedofilia nella Chiesa?

"È una montatura, hanno tirato fuori cose di 50 anni fa. Secondo me il
Vaticano ha sbagliato a pagare gli indennizzi, quelle sono
responsabilità personali. La verità è che, partendo dagli Stati Uniti,
è in atto un'offensiva ebraico-radical chic che mira a screditare la
chiesa cattolica. I pedofili sono ovunque nella società".

Chi l'ha chiamata per esprimerle solidarietà?

"Silvio, subito: "Dimmi Don, sono a disposizione". Ci ha già dato 100
miliardi di lire, è pronto a darmene 200, 300 alla faccia di chi mi
vuole fermare. Cossiga mi ha detto che è pronto a dire di tutto in mia
difesa. Mi ha chiamato anche il generale Speciale, ha studiato dai
salesiani, è un buon cristiano. C'è Pier Ferdinando che mi cerca".

Hanno telefonato soltanto politici del Polo?

"No, anche Lusetti e la Belillo. E pure Amedeo Minghi. E molti arcivescovi".

Cosa vuole dire ai suoi accusatori?

"Nessun messaggio. Li ho perdonati, ma sappiano che raccoglieranno
quello che hanno seminato. Io ho fatto quello che potevo: una bella
iattura…".

(5 agosto 2007) –  Repubblica – GIULIANO FOSCHINI

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2 Responses to La rabbia del prete antidroga: “Offensiva ebraico radical-chic”

  1. Vaticano says:

    Don Gelmini: «Chiedo scusa agli ebrei»
    La giustificazione del sacerdote: «Intendevo dire lobby massonica radical chic». Poi aggiunge: «Sono addolorato ma sereno e forte»
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    ROMA – Don Pierino Gelmini si corregge e sulle accuse alla lobby ebraico-radical chic dichiara: «se l’ho detto mi è sfuggito perché io intendevo dire massonica radical chic. Chiedo scusa agli ebrei perché io ho molto rispetto e molta considerazione per loro». Il sacerdote ha rilasciato una breve dichiarazione al Gr1, aggiungendo che «c’è questa loggia massonica radical chic che sicuramente combatte la Chiesa su tutti i fronti e che punta a neutralizzare coloro che in un’azione d’avanguardia cercano di rendere una testimonianza cristiana. I preti? Sono i loro, direi, punti di riferimento preferiti». Dopo aver celebrato la messa con i ragazzi della sua comunità il sacerdote ha riferito di essere «sicuramente addolorato per queste cose ma sereno e forte nello spirito e nell’anima».
    SORPRESO E AMAREGGIATO – «Sono sorpreso e amareggiato che un uomo del genere riproponga vecchi pregiudizi. L’età che ha e la storia che ha vissuto avrebbero dovuto insegnargli qualche cosa». Così Alessandro Ruben presidente dell’Antidefamation League (Adl) Italia commenta le affermazioni del sacerdote. «Spero – ha aggiunto – che abbia modo di spiegare quello che intendeva, anche se non capisco proprio che cosa c’entri con ciò che sta subendo. Si deve rendere conto che le sue esternazioni rischiano di alimentare l’antisemitismo che in Europa non è certo scomparso. Mi auguro – ha concluso Ruben – che al più presto separi la persona rispettabile che è dalle falsità che ha sostenuto».
    COLPA DELLO STRESS – Increduli. Così Riccardo Pacifici, vice presidente e portavoce della comunità ebraica, sintetizza il proprio stato d’animo dopo le accuse di Don Gelmini che ha parlato di una offensiva «ebraico-radical chic che mira a screditare la chiesa cattolica» nella vicenda dei preti pedofili. «Si tratta di accuse farneticanti – dice Pacifici – forse dovute allo stress del momento e anche al caldo. Le respingiamo e restiamo in attesa di scuse». Scuse che poi sono arrivate da parte del sacerdote. «Siamo consapevoli dell’opera meritoria delle comunità terapeutiche come quella di don Gelmini – ha aggiunto Pacifici – a cui tante famiglie anche della nostra comunità hanno fatto ricorso perchè colpite dalla piaga della tossicodipendenza. Sappiamo che dn Gelmini è uomo di fede che opera per ridare dignità e serenità a tante famiglie».

    http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/08_Agosto/05/gelmini_scuse.shtml

  2. suzuza says:

    gran bei personaggi ad esprimergli solidarieta’, tutte persone integerrime e di alto profilo morale…

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