Legionari. Per saperne di più. Quello che “L’Espresso” di carta non vi ha rivelato

L'Espresso Online, 19 gennaio 1999

Sull'Espresso andato in edicola venerdì 15 gennaio [1999] trovate un articolo e una scheda sui Legionari di Cristo. Vi si dà conto, tra l'altro, delle gravi accuse che otto ex Legionari hanno rivolto contro il fondatore dell'ordine, padre Marcial Maciel. Gli otto suoi ex discepoli e collaboratori l'accusano di abusi sessuali, compiuti ai danni loro e di altre decine di giovanissimi Legionari tra gli anni Quaranta e Sessanta. E chiedono alle autorità vaticane di accertare la verità e di prendere le misure conseguenti. Ma quali sono, più esattamente, i termini della denuncia? E come si difende padre Maciel?

Gli accusatori

Eccoli in ordine alfabetico:

       1. Felix Alarcon, 65 anni, sacerdote a Venice in Florida. Nel 1965 aprì la prima base dei Legionari negli Stati Uniti, nel Connecticut;
           
       2. José Barba Martin, 59 anni, professore di filosofia all'Itam, Instituto tecnologico autonomo de Mexico, la più prestigiosa università privata di Città del Messico;
           
       3. Saul Barrales Arellano, 64 anni, di Città del Messico, insegnante;
           
       4. Alejandro Espinosa Alcala, 61 anni, messicano, imprenditore agrario;
           
       5. Arturo Jurado Guzman, 60 anni, professore al dipartimento di linguistica della Scuola superiore del ministero della Difesa degli Stati Uniti, a Monterey, in California;
           
       6. Fernando Perez Olvera, 64 anni, ingegnere, di Monterrey, in Messico;
           
       7. José Antonio Perez Olvera, fratello del precedente, 61 anni, avvocato, di Città del Messico;
           
       8. Juan Vaca, 61 anni, dirigente scolastico a Holbrook nello Stato di New York, già sacerdote e presidente, tra il 1971 e il 1976, dei Legionari di Cristo negli Stati Uniti.

A questi va aggiunto Juan Manuel Fernandez Amenabar, che il 6 gennaio 1995, un mese prima di morire, dettò una memoria accusatoria. Negli anni Ottanta, come sacerdote, era stato presidente dell'Università Anahuac del Nord, a Città del Messico, la più importante università dei Legionari di Cristo.

E in più c'è il caso di Miguel Diaz Rivera, 64 anni, altro ex sacerdote Legionario oggi professore a Oaxaca in Messico. Anch'egli ha formulato accuse analoghe a quelle dei precedenti nove. Ma ai primi di febbraio del 1997, un mese dopo averle giuridicamente depositate, le ha ritrattate dichiarando di «essere stato incoraggiato da ex Legionari a dire il falso».

Le accuse

Quelle oggi di dominio pubblico sono state raccolte nel 1996 e all'inizio del 1997 da Gerald Renner, lo specialista in religioni del più antico quotidiano d'America, "The Hartford Courant", stampato nel Connecticut, e da Jason Berry, già autore nel 1993 di un apprezzato libro-inchiesta dal titolo "Lead Us Not Into Temptation. Catholic Priests and the Sexual Abuse of Children". Sono state pubblicate per la prima volta il 23 febbraio 1997 sull'"Hartford Courant", edizione domenicale, in un ampio servizio d'apertura. E poi rilanciate, tra il 14 e il 17 aprile successivo, dal quotidiano di Città del Messico "La Jornada", in quattro servizi a firma di Salvador Guerrero Chiprés. Alcuni degli accusatori le hanno ribadite, con affidavit giurati, davanti a pubblici ufficiali, negli Stati Uniti. E due, José Barba Martin e Arturo Jurado Guzman, le hanno ripetute di persona anche all'inviato dell'"Espresso".

In sintesi, l'accusa portata contro il fondatore dei Legionari è di innumerevoli, continuati abusi sessuali compiuti su più di 30 suoi giovanissimi seminaristi, spesso minorenni. La modalità più ricorrente nelle denunce è la seguente: padre Maciel chiamava la vittima nella sua stanza, mentre lui era a letto, nudo, e lamentava forti dolori; la induceva a massaggiargli il ventre e poi i genitali; e tutto finiva con una masturbazione reciproca.

Arturo Jurado Guzman, più in particolare, riferisce che quando si trovava nel seminario di Roma dei Legionari, tra il 1955 e il 1956, passava parte del suo tempo accudendo ai malati nell'infermeria. Un giorno trovò lì padre Maciel, in una stanzetta. «Era a letto, completamente nudo, e volle che io gli applicassi una lozione alle cosce e ai genitali. Mi diceva che svolgevo il mio compito con grande professionalità…». Eccetera. Jurado entrò nella Legione quando aveva 11 anni. Ne aveva 16 quando padre Maciel lo chiamò per la prima volta nella sua stanza a compiervi gli atti sopra detti. «La cosa si ripeté circa 40 volte. Ma quando rifiutai di sottopormi a una penetrazione anale lui rivolse le sue attenzioni a un altro seminarista». Jurado aggiunge che spesso padre Maciel, per tranquillizzarlo, gli diceva d'avere «una personale dispensa di Pio XII per compiere questi atti sessuali, a causa d'una malattia».

Juan Vaca entrò nell'ordine a 10 anni e asserisce che padre Maciel cominciò ad abusare sessualmente di lui due anni dopo. «Gli dicevo che ero turbato, che volevo andarmi a confessare. Ma lui mi rispondeva: "Non c'è nulla di male. Se proprio vuoi, ecco, ti dò io l'assoluzione". E mi impartiva un segno di croce».

Alejandro Espinosa Alcala ricorda che certe volte padre Maciel chiamava lui e un altro ragazzo assieme, nel suo letto, per una mutua masturbazione. «Non riuscivo a nascondere la mia ripugnanza. Ma padre Maciel mi assicurava che tutto era moralmente corretto, che il mio compito era quello puramente tecnico d'un infermiere e che il papa gli aveva dato lo speciale permesso di far svolgere questo compito professionale a ragazzi invece che a donne».

Miguel Diaz Rivera, nella deposizione che poi ha ritrattato, ha specificato che padre Maciel gli diceva di «soffrire d'una ritenzione di sperma nei testicoli, con dolori insopportabili che potevano solo essere alleviati da uno specifico farmaco o da una masturbazione, che egli mi chiese di praticargli in più occasioni e che io naturalmente gli praticai».

Fernando Perez Olvera ricorda che aveva 14 anni quando decise di non subir più gli abusi sessuali di padre Maciel. «Feci di tutto per farmi espellere dal seminario. E ci riuscii».

José Antonio Perez Olvera, suo fratello, rimase invece molti anni ancora tra i Legionari. Oggi racconta: «Qualche tempo dopo, verso la metà degli anni Cinquanta, padre Maciel mi chiamò nella sua stanza. Mi disse d'aver saputo che mio fratello Fernando si masturbava di continuo ed era urgente strapparlo da questo peccato. Aggiunse che a Madrid conosceva un rispettabilissimo endocrinologo, l'unico che avrebbe potuto guarire mio fratello dalla sua sessualità sfrenata, ma che allo scopo aveva bisogno di un campione di sperma. Ebbene, essendo io il fratello di Fernando ed avendo le medesime caratteristiche genetiche, un campione del mio sperma avrebbe potuto servire alla bisogna e far di me… un eroe anonimo. All'inizio rifiutai, dissi che non volevo commettere un peccato proibito dalla Chiesa. Ma padre Maciel insisteva, mi diceva che il fine era buono. Cedetti. Padre Maciel mi abbassò i pantaloni e le mutande e cominciò a manipolarmi, come fosse un esperto. Quando stavo per eiaculare prese una fiala e lì raccolse il mio sperma. Alla fine mi sentii umiliato. Ma anche soddisfatto per essermi messo alla mercé di colui che giudicavo un santo, che aveva santificato con le sue mani e dato valore divino a un atto che i semplici mortali e la stessa Chiesa considerano peccaminoso. Padre Maciel mi congedò raccomandandomi di andare tranquillamente a far la comunione. E mi fece promettere di non rivelare a nessuno questo mio atto eroico, nemmeno al confessore».

José Barba Martin ha dichiarato: «Padre Maciel sembrava dissociare se stesso, la propria attività di sacerdote, dagli atti sessuali che compiva. Dopo un incontro con lui nel suo letto, ricordo che egli si rivestì con calma e appena uscito fuori benedì un pranzo all'aperto, tra i suoi giovani. Come niente fosse accaduto».

La difesa

Una settimana dopo l'uscita del servizio sull'"Hartford Courant", padre Maciel ha indirizzato al direttore del giornale, Clifford L. Teutsch, la seguente lettera:

    «Roma, 28 febbraio 1997

    «Caro signor Teutsch,

    riguardo alle accuse portate contro di me sull'"Hartford Courant" di domenica 23 febbraio, tengo a dichiarare che in ogni caso esse sono calunniose e false, senza nessun fondamento, dal momento che negli anni in cui questi uomini erano nella Legione mai in alcun modo io commisi con loro questi atti, né feci mai approcci di questo tipo con loro, né a simili atti fu mai fatta allusione.

    Nel tempo in cui questi uomini erano nella Legione di Cristo e anche dopo che se ne erano usciti, io non risparmiai alcun sacrificio per aiutarli per quanto potevo – così come ho sempre fatto con ogni persona che il Signore ha affidato alla mia cura. Io non so che cosa li ha indotti a produrre queste accuse totalmente false 20, 30 e 40 anni dopo aver lasciato la congregazione. Io sono ancor più sorpreso dal momento che conservo lettere scritte da alcuni di essi fino a tutti gli anni Settanta in cui esprimono la loro gratitudine e la nostra amicizia reciproca.

    «Nonostante la sofferenza morale che ciò ha causato in me, non porto nessun rancore contro di essi. Offro piuttosto il mio dolore e le mie preghiere per ciascuno di loro, nella speranza che essi ritrovino la loro pace dello spirito e rimuovano dai loro cuori ogni risentimento che li abbia mossi a portare queste false accuse.

    Vostro rispettosamente in Cristo

    Marcial Maciel, L.C.».

Fin qui l'unico testo autografo pubblico che padre Maciel ha prodotto in sua difesa. Lo ritrovavate fino a qualche settimana fa in Internet, nel sito ufficiale dei Legionari di Cristo assieme ad altre repliche e puntualizzazioni degli uffici centrali dell'ordine, volte a invalidare la credibilità dei testimoni e l'accuratezza della ricostruzione dell'"Hartford Courant". Alle quali hanno controreplicato, a loro volta, gli otto autori delle denunce. Ma l'essenziale l'abbiamo qui riportato. Troppo poco per giudicare. Abbastanza per sapere di più.
 
di Sandro Magister

fonte: http://alessiaguidi.provocation.net/vaticano/legionari2.htm 

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3 Responses to Legionari. Per saperne di più. Quello che “L’Espresso” di carta non vi ha rivelato

  1. Cesar Zanin says:

    Mio cucino a un sito http://www.brunozanin.it ho letto che a scrito su altro prete nei guai su bispensiero su don Gilmini

  2. vaticano says:

    grazie mille per il commento e la testimonianza Cesar. E’ possibile contattare tuo cugino italiano in qualche modo per avere parti del suo libro da pubblicare su questo blog? Puoi contattarci in privato all’indirizzo email

    vaticano –at– insiberia –dot– net

  3. Cesar Zanin says:

    La stessa cosa successe a mio cucino italiano e lo ha raccontato in un libro intitolato “Nessuno dovrà saperlo” uscito in Italia solo che lì il prete diede colpa al demonio che geloso della loro bella amicicia-quella tra il prete e mio cucino allora tredicenne- fece in modo che facessero sesso assieme poi il prete lo ha confessato e assolto del peccato fatto da lui. La sanno lunga i preti anche qui in Brasile ci sono molti preti pedofili e gay, ma la gente comincia a capire e svegliarsi, le chiese cominciano a svuotarsi, bravi fate un bel lavoro di controinformazione saluti Cesar Zanin

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