La resistenza culturale in tempi revival oscurantista

Car* rekombinanti,
non vi tedierò con troppi aggiornamenti sul giochino infame. In estrema
sintesi: il governo accoglie l’interpellanza di Volontè e dichiara che
sta provvedendo all’oscuramento del sito molleindustria. Succede, un
errore tattico nostro quello di aver sopravvalutato gli anticorpi
democratici di questa società. I dettagli sono qui:
http://www.molleindustria.it/pivot/entry.php?id=144

Comunque sia, volevo più che altro buttare giù alcune riflessioni sulla
resistenza culturale in tempi di revival oscurantista. So che il
discorso artivista/mediattivista è da un po’ di tempo ignorato in questa
lista ma ci provo lo stesso.

*Il cospirazionismo cattolico*
Negli ultimi mesi il consumatore distratto di notizie può essersi fatto
l’idea che dal mondo dell’arte stia emergendo una compatta area di
dissenso anticlericale. In pochi giorni è esploso il caso de “La Madonna
Piange Sperma” e della mostra “Recombinant Women” a Bologna, lo
spettacolo “Messiah Game” in programma alla Biennale di Venezia e il
videogioco “Operazione: Pretofilia” diventati addirittura oggetto di
un’interpellanza parlamentare.
Commentatori e politici filoclericali non perdono occasione di collegare
questi fatti parlando di una “inarrestabile moda di attaccare la
religione cattolica” (Luisa Capitanio Santolini) in un clima già
incandescente per lo speciale di Santoro, il Gay Pride, i proiettili a
Bagnasco.
Talvolta tracciano improbabili connessioni:
“Sarà un caso, io non ci credo, ma proprio venerdì 22 giugno, la Rosa
nel pugno e gli intolleranti radicali di «NoVat» avevano tenuto un loro
seminario, con tanto di ennesima proiezione, sui presunti abusi sessuali
di preti verso i minori, dal titolo La repressione sessuale, una
politica che genera violenza.” (Luca Volontè su Quotidiano Nazionale a
proposito del solito giochino)
Talvolta sfoderano un linguaggio da lotta al terrorismo:
“Qui non siamo di fronte ad episodi singoli, ma ad una strategia
perseguita scientificamente e con ogni mezzo per distruggere dalle
fondamenta la civiltà, la morale e la fede cattolica” (Pietro Siffi su
Avvenire).

Evviva, finalmente si è costituito movimento organizzato di attivismo
culturale con l’obbiettivo secolarizzare il paese! Sotto la direzione
occulta di Santoro, lesbiche bolognesi, programmatori milanesi e
coreografi tedeschi conducono un attacco cordinato e scientifico contro
la Chiesa!
Ma anche no.

Non è difficile trovare l’epicentro di questi casi mediatici. La CADL
(Lega cattolica antidiffamazione) è una Onlus fondata a Ferrara il 9
maggio 2007. Fin dalla nascita si è data da fare rilevando ogni sintomo
della decadenza del paese. La sua sistematicità è inquietante: una media
di 3 segnalazioni al giorno che vanno dalla bestemmia carpita dai
labiali di un ciclista del Giro a dei Manifesti con fotomontaggi che
raffigurano la fucilazione del Papa apparsi in quel di Genova.
E, ovviamente le campagne contro l’arte degenerata che hanno dato
all’associazione una visibilità immediata su tutti gli organi di
informazione.

*La demenza che funziona*
Facendo un navigata nel sito cadlweb.org si trovano innumerevoli chicche
di paranoia, un bizzarro linguaggio da setta (Pansessualismo?
Cristofobia?) nonchè svarioni degni di blogger insonni. Un post a titolo
esemplificativo:

“Se Adolf Hitler fosse stato un artista – con buona pace della Comunità
ebraica e delle vittime degli eccidi di cui egli fu responsabile –
avrebbe potuto agire indisturbato, poiché la sua attività sarebbe stata
considerata “insindacabile espressione artistica” e protetta dalla
“libertà di espressione”? Avrebbe forse trovato strenui difensori in
quanti, oggi, si lavano pilatescamente le mani davanti alla scandalosa
bestemmia dello spettacolo Messiah Game?”

Ah ah! Quattro dementi che si atteggiano a difensori della reputazione
della comunità cattolica, di Dio, della Madonna e dei santi tutti!
Potrebbe essere una grande idea per un sito parodia: gli avvocati del
Signore che ti fanno causa se bestemmi! Divertente!
Ma anche no.

Gli antidiffamatori hanno forti agganci con la stampa e un filo diretto
con politici come Luca Volontè. La cronistoria del giochino infame è
istruttiva: sabato viene pubblicato senza troppo clamore (Rekombinant è
l’unica lista in cui viene fatto girare il messaggio), martedì scattano
l’interpellanza, i lanci delle agenzie, la denuncia alla Polizia Postale
e mezza pagina sull’Avvenire. Giovedì c’è la discussione in Parlamento e
la benedizione censoria da parte del governo Prodi che abbraccia la tesi
pedopornografica senza (lo si desume dai verbali) aver analizzato
veramente il caso.

Insomma, se lanciano le loro invettive deliranti sulla “vera arte”
contro la Biennale vengono giustamente derisi dal mondo progressista. Ma
se son tanto fortunati da trovare un anello debole nella catena
istituzionale, un indaffarato cossighiano in un pomeriggio di giugno o
un Cofferati assediato dal dissenso radicale e in cerca di nuovi
elettori, può capitare ottengano risultati concreti.

*Il cristiano pubblico e il cristiano privato*
Quando attaccati, i cattolici sono soliti reiterare un’argomentazione
molto potente, quella della religione come questione puramente
personale. L’idea di una madonna che piange sperma è un violento attacco
alla sensibilità di un religioso, un affondo infame contro la più intima
sfera dell’animo umano.
Il credente è spesso convinto di avere una sensibilità più sviluppata di
quella di un ateo. Si sa, per noi senza dio tutto si riduce a concetti
gelidi come il dna e le concatenazioni di cause ed effetto. Non si pone
il problema che una persona possa essere intimamente ferita anche da
altre cose. Per esempio da dichiarazioni come quelle dell’onorevole Luca
Volontè a proposito del suicidio di un ragazzo gay preso di mira da
compagni omofobici: “Disgustoso strumentalizzare, come fanno alcuni
omosessuali politici, la morte del ragazzo, vomitevole trasformare una
tragedia giovanile, figlia del bullismo e della superficialità
educativa, in uno spot pro-gay”

Eppure i cristiani, quando non sono chiusi a riccio a piagnucolare per
le offese subite, si danno parecchio da fare per proiettare le loro
intime convinzioni sulla società. Apro il sito di Repubblica e come
prima notizia c’è il resoconto del convegno della Conferenza Episcopale
Italiana. Apprendo che la CEI si preoccupa di “rischi di politiche
legislative contrarie all’etica” e che ha pubblicato un documento che
“affronta tutti i principali temi sociali, dall’immigrazione alla
disoccupazione e alla precarietà del lavoro.”.

Occorre disarticolare questo doppio binario ed affrontare criticamente
il discorso del rispetto religioso. Se i cattolici si costituiscono come
forza politica (peraltro con importanti articolazioni economiche) non
vedo perchè la critica dei loro valori non debba rientrare nel normale
dibattito democratico.

*Affinita-divergenze fra il compagno Marilyn Manson e noi*
Inveire contro il tiranno genuflesso al clero o indignarsi per il
degrado dello stato laico sono le cose più semplici e naturali da fare.
Ma, pragmaticamente parlando, queste sono le condizioni in cui ci tocca
operare ed è il caso che ci si abitui.
Un’altra possibile reazione è quella di rispondere ancora più
incattiviti ai loro attacchi. Coi tempi che corrono non c’è niente di
più divertente e liberatorio che affinare l’arte della bestemmia.
Eppure, ho il timore che così facendo daremmo loro ulteriori elementi
per la loro teoria del complotto anticattolico.

Essendo privi di un vero e proprio progetto sociale i cattolici
propongono la solita narrazione della crisi dei valori. Tutto sta
andando a puttane, i bambini vengono corrotti, l’islam ci contamina, la
famiglia e la società si disgregano e tutto questo accade perchè ci
stiamo allontanando dai valori cristiani. Questioni che fra l’altro si
prestano meglio a catalizzare l’attenzione pubblica rispetto ad
argomenti di attualità che vengon presentati come “tecnici” come i
finanziamenti alle missioni belliche, la dipendenza petrolifera, le
misure contro la precarietà…
L’arte di indirizzare il discorso pubblico su determinate questioni ha
raggiunto il suo massimo splendore durante i governi Berlusconiani ma
non verrà abbandonata ora che il cavaliere si è fatto da parte.
Ora, fino a che punto siamo disposti ad alimentare dei dibattiti
ideologici innescati a tavolino? O, quantomeno, fino a che punto ci
conviene porci sul loro stesso livello? Ha senso contrapporsi
specularmente, recitare la parte dei cattivi sapendo che senza i cattivi
i buoni cessano di esistere?

Marilyn Manson raggiunge l’apice del successo nel 1996 con l’album
Antichrist Superstar. Un disco industrial metal appena decente che
diventa un caso grazie alle crociate delle organizzazioni cristiane.
Vengono organizzati picchetti ai concerti e linciaggi mediatici, il
cantante si presta perfettamente come capro espiatorio di tutti i mali
che affliggono la progenie dei WASP.
Due anni dopo il reverendo Manson spiazza tutti cambiando immagine e
sound. Mechanical Animals è un disco dalle sonorità meno aggressive,
tutta l’iconografia gotica è sostituita da un glam degenerato,
inquietante ma abbastanza depurato da riferimenti religiosi. Manson è
sempre di successo, è sempre disturbante e politico ma decisamente meno
attaccabile. Non si presenta più come il grande corruttore che viene
dall’inferno ma come il Male perfettamente integrato e compatibile allo
star system. In un certo senso è arrivato a dimostrare la sua tesi: il
connubio fra Marilyn (Monroe) Manson (Charles) ha assunto la forma
compiuta.

*I limiti della sovraidentificazione*
Nelle pratiche attivistiche degli ultimi anni si è fatto largo uso di
un’artificio retorico definito sovraidentificazione. Parente stretta
della parodia, la sovraidentificazione consiste nello sposare la logica
dominante di una relazione comunicativa disvelando i valori e le
finalità implicite e nascoste del discorso (vedi “Hacktivism. La libertà
nelle maglie della rete” di A. Di Corinto e T.Tozzi).

Campioni di questa tecnica sono gli yes men, attivisti che da anni si
impegnano nella “correzione dell’identità” dei potenti. Le loro
performances consistono nell’inserirsi in canali ufficiali come
conferenze o programmi televisivi e parlare per conto delle
multinazionali, dei partiti o delle organizzazioni che intendono
criticare. I loro discorsi portano alle estreme conseguenze le logiche
degli “avversari” svelandone la loro pericolosità.
Durante la campagna presidenziale del 2004 gli yes men decidono di
supportare a modo loro la candidatura di J.W. Bush. A bordo di un
autobus addobbato coi colori repubblicani attraversano gli “swing
states” propagandando una serie di idee improbabili, dall’abbattimento
di parchi nazionali allo sfruttamento militare del discioglimento delle
callotte polari. In molti casi si accorgono che le loro proposte
grottesce non suscitano le reazioni volute. La gente esprime una fiducia
irrazionale ed incondizionata verso il candidato repubblicano. Gli yes
men decidono di rendere la parodia ancor più spietata e le proposte più
ciniche ma vengono comunque accolti con favore dagli elettori bushisti.

A quanto pare è difficile fare “cattiva pubblicità” quando c’è in ballo
la fede. La sovversione semiotica richiede che i destinatari analizzino
il messaggio, non che lo sottoscrivano solo in funzione del presunto
enunciante.

La sovraidentificazione lavora sull’estremizzazione dei messaggi e ben
si adatta alla demistificazione dei messaggi pubblicitari o delle
rassicuranti dichiarazioni fatte in malafede delle corporations. Ma può
applicarsi con la stessa efficacia ad enunciati già – come dire – estremi?

Qualche giorno fa bifo ha postato su Rekombinant il testo di un
volantino diffuso davanti una chiesa in risposta alle vicende bolognesi.
Il testo inizia così:

“Da quando i giacobini sovvertirono la legge dell’Altissimo per imporre
l’arbitrio della Ragione umana, abbiamo dovuto assistere ad ogni
sovvertimento e ad ogni nefandezza.
Filosofi libertini corrompono i nostri fanciulli con idee di ateismo,
artisti degenerati insozzano i muri e gli schermi del cinematografo con
opere nichiliste contronatura, donne senza pudore offendono le nostre
coscienze con le loro provocazioni indecenti…”

Ah ah, divertente, i fedeli saranno rimasti turbati. Ma confrontiamolo
con la prosa di Piero Siffi, presidente della Lega Cattolica
Antidiffamazione:

“Siamo tutti artisti, quando l’arte è intesa non come imitazione del
bello e specchio del vero e del buono: sono artisti gli inscatolatori di
deiezioni, gli imbottigliatori di evacuazioni, i creatori del nulla, gli
imbrattatele, i provocatori dell’ovvio e non ultimi i vigliacchetti col
dentino avvelenato contro Santa Romana Chiesa, la quale è maestra di
Verità tanto quanto lo è di vera arte, di civiltà e di cultura.”
(c’è anche di meglio su http://www.papanews.it/approfondimenti.asp)

Certo, è possibile che Piero Siffi sia in realtà il più grande culture
jammer dai tempi di Luther Blissett ma fino a prova contraria è il caso
di trattenere le risate e prenderlo sul serio come fanno i politici, i
giornali e i poliziotti.

*Post Scriptum*
Presumo che gli inquisitori fulltime della CADL, attenti lettori della
lista, prendano questo testo come ulteriore dimostrazione del complotto
organizzato ai danni della cultura cattolica. Chiaramente quanto scritto
non corrisponde alle mie opinioni ma è solo un diversivo per
confonderli. E’ anche per questo che ho evitato di tirare delle conclusioni.

“Soprattutto devo stare attento a non istruire troppo chiunque”
Guy The Bore

Newsgroups: gmane.culture.internet.rekombinant
http://permalink.gmane.org/gmane.culture.internet.rekombinant/2209
Date: 2007-07-01 23:54:07 GMT
From: paolo – molleindustria

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