La talpa del ministero

4/6/2007 (8:16) – IL CASO
Promesse e minacce di un ex direttore generale

di ANTONIO MASSARI – ROMA

Uomini del Vaticano, toghe di mezz’Italia, medici in vista: «Enzo» lo chiamavano in tanti. Per chiedere un aiuto, un’informazione riservata, un intervento. Un esempio? «Quando uno va a mangiare sì, quando uno mangia, si mangia una bella… pizza». «Ho capito – risponde Enzo -. Mi faccio sentire in settimana». Siamo nel 2006 e non si tratta di un’ordinazione in trattoria. Bensì del dialogo tra un importante uomo del Vaticano, monsignor Francesco Camaldo, e un pezzo da novanta del ministero della Giustizia, cioè Vincenzo Barbieri, all’epoca direttore generale dei magistrati, oggi procuratore capo ad Avezzano. La pizza? E’ Massimo Pizza, che ha appena tirato in ballo monsignor Camaldo, indagato dal pm di Potenza Henry John Woodcock, in una strana storia di massoneria. Camaldo è preoccupato e Barbieri lo tranquillizza: «Finalmente vedo quel mio amico… e ti saprò dire insomma… e vediamo un po’ che notizie riusciamo a sapere». Nel frattempo le indagini su Barbieri, indagato per peculato (utilizzo in proprio dell’auto di servizio) e falso ideologico, sono concluse. E non è esclusa la richiesta di rinvio a giudizioda parte del pm romano Angelantonio Racanelli. Nell’attesa, però, restano un paio di fatti.

Notizie ai colleghi

Il primo. Nelle conversazioni intercettate il direttore generale dei magistrati straparla con i colleghi dei procedimenti in corso, chiede notizie, promette interessamenti. Come nel caso di Antonio Pellegrino, noto medico romano, che ha in cura suo padre, e aspetta la decisione di un processo di appello. Il medico segnala a Barbieri la composizione del collegio giudicante, ma il giudizio si rivelerà sfavorevole. Barbieri però, al telefono, ammetterà di essere comunque riuscito a «conquistare un voto». O quando nel caso del figlio di un collega, arrestato per droga, chiama il giudice che tratta la vicenda: «Gli ho detto, guarda, è il figlio del mio ex presidente di tribunale. E lei ha preso atto, è stata gentilissima, ha detto che mi terrà informato».

La rete di incroci

Il secondo. Le intercettazioni nascono da un’indagine di Woodcock che finisce col mettere il naso negli affari di alcuni magistrati. E non è un caso che ci sia parecchio interesse, all’indomani dell’arresto di Vittorio Emanuele, sui procedimenti disciplinari che lo riguardano. Il sostituto pg di Potenza, Gaetano Bonomi, chiama Barbieri: «Enzo, come vanno le altre cose nostre? Tu capisci a me». «Stanno andando avanti, mò vediamo che succede qua». «Stai seguendo un poco? – continua Bonomi -Perché lì hanno beccato un po’ di disciplinari, cinque mi pare. Facci sapere qualche altra cosa». «Va bene». Data la tempistica, i procedimenti disciplinari di cui parla Bonomi, riguardano anche il gip di Potenza, Alberto Iannuzzi.

Parliamo dello stesso Bonomi che, a Potenza, aveva accolto l’istanza di ricusazione prodotta dall’avvocato Piervito Bardi. Il motivo della ricusazione? Lo stesso Bardi, tempo addietro, aveva citato Iannuzzi in un giudizio civile: quindi, secondo Bonomi, Iannuzzi non poteva occuparsi del suo caso. Come dire, ognuno può evitare il giudice che gli pare: in base a questo meccanismo, sarebbe sufficiente citarlo in giudizio per un tamponamento. Ovviamente, la decisione di Bonomi fu bocciata. E ancora: è lo stesso Bonomi che si presentò al congresso regionale dei Ds al fianco dell’ex presidente della Regione, Filippo Bubbico, per il quale Iannuzzi, appena 48ore prima, aveva chiesto – come per il resto della giunta – l’imputazione coatta. Atteggiamento lecito ma forse inopportuno.

Calciopoli

Altre telefonate giungono quando, in piena «Moggiopoli», Barbieri si occupa della giustizia calcistica. Lo chiama Enzo De Marzo, consigliere d’amministrazione del Perugia calcio, preoccupato per un ricorso pendente dinanzi al Caf (Barbieri era vicepresidente della I sezione) che riguarda la «squadra di Cuccu». «Cuccu» è Antonello Cuccureddu, allenatore del Sassari Torres, squadra coinvolta in «calciopoli», risultata tra le società sponsorizzate da Moggi su richiesta, a quanto pare, dell’ex ministro Beppe Pisanu. «Ma fammi capire – dice Barbieri – qual è l’oggetto del ricorso?». «La squadra di Cuccu», risponde De Marzo. «Non mi risulta», continua Barbieri. «Sono ansioso – continua De Marzo – perché da loro dipende anche la nostra sorte, hai capito?». «Sì, ho capito – conclude Barbieri –aspetta che chiedo alla Caf direttamente». E quando il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, si esprime pubblicamente sulla giustizia sportiva, ecco il commento di Barbieri: «Ha parlato della giustizia sportiva in senso ampio… dicendo che c’era un male odore… ma lui ha omesso di dire, questo stronzo, che gli organi inquirenti sono stati…». «Depotenziati», interviene Ignazio. «Questo non lo dice, il grande Procuratore antimafia, testa di c… di prima categoria».

E se bisogna risolvere questioni di potere, c’è spazio anche per il «ricatto» che Barbieri, forse per garantirsi un appoggio, intende esercitare con Antonio Martone (ex membro del Csm, oggi sostituto procuratore in Cassazione). Barbieri, convinto di dover sloggiare dal ministero, punta a presiedere il tribunale di Avezzano. E al telefono dice: «Ho un’arma di ricatto con Antonio Martone, ti posso assicurare, potentissima, perché lui mi ha chiesto un grossissimo piacere, e poi a voce te lo dico. Sono in grado di poterlo mandare a fare in c… dall’oggi al domani». E se nel balletto di poltrone fosse utile una raccomandazione? Ben venga. «Mi telefona questa Mattei qua – dice Barbieri a un’amica – la quale dice: “Guarda, io la presenterò, glielo dirò a Clemente. Non la presento come Forza Italia ma come mio amico”… A quel punto ho detto: “Qualsiasi cosa lei… io sono a disposizione”».

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200706articoli/22326girata.asp

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