ROMA
Il direttore generale della Rai Claudio Cappon ha dato il via libera all’acquisto del documentario-inchiesta realizzato nel 2006 dalla Bbc sulla pedofilia nel mondo ecclesiastico inglese e oggetto in questi giorni di un dibattito politico in Italia legato alla opportunità o meno di mandarlo in onda.
Erano stati Michele Santoro e gli autori di «Annozero» a richiedere l’acquisto, da parte della Rai, del documentario, così da poterlo utilizzare nel corso della trasmissione in onda in prima serata il giovedì su Raidue. La trattativa si era però arenata ed occorreva che il vertice di viale Mazzini sbloccasse la situazione. E così è stato dopo la riunione di questa mattina del Cda Rai, riunione che proseguirà nel pomeriggio seguendo l’ordine del giorno prestabilito.
Urbani: chi vigila sui doveri di Santoro?
C’è una differenza sostanziale tra autorizzare l’acquisto e prevedere la messa in onda di «Sex crimes and Vatican». Va bene comprare il documentario della Bbc, ma, in caso di trasmissione, occorre garantire il rispetto dei doveri di imparzialità del servizio pubblico. Chi ne assume la responsabilità? Lo chiede il consigliere di amministrazione della Rai, Giuliano Urbani, osservando che nella seduta odierna del Cda «tutti abbiamo riconosciuto i diritti d’autonomia di Santoro. Il problema è capire chi è chiamato a far rispettare i suoi doveri».
Il consigliere in quota Fi punta il dito contro «la deresponsabilizzazione inaccettabile» avvenuta a più livelli nei vertici aziendali: il direttore di rete Marano che afferma che la responsabilità non è sua, chi sostiene che sia del dg. Insomma, «una manfrina intollerabile a cui diciamo basta. Per questo – spiega Urbani – abbiamo chiesto al dg di formulare in termini inequivocabili a chi spetta la responsabilità della messa in onda». Cappon ha risposto, riferisce Urbani, «che in prima battuta spetta al direttore di rete, in seconda a lui, cioè al dg». In questo senso, i consiglieri hanno chiesto che prima dell’eventuale messa in onda del video «il consiglio venga informato di come si intendono salvaguardare i doveri di pluralismo del servizio pubblico e di come saranno applicate le regole che tali doveri garantiscono».
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