Una chiesa sotto assedio, una societa’ sotto tiro. Reazioni al discorso di Mons. Betori

33887. ROMA-ADISTA. Prima il discorso di mons. Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, che definiva aborto e eutanasia come un nuovo “terrorismo dal volto umano” (v. Adista n. 33/07); poi l’omelia di mons. Giuseppe Betori contro i “dèmoni” della modernità che vogliono abbattere le mura della cittadella cattolica (v. notizia precedente); passando per la qualifica di “terrorismo” attribuita, dalle colonne dell’Osservatore Romano, alle frasi pronunciate dal comico Andrea Rivera dal palco del concerto del Primo Maggio: nelle ultime settimane la Chiesa, soprattutto quella italiana, sembra intenzionata ad alzare il tono dello scontro e ad attaccare la laicità. E le dichiarazioni al calor bianco si susseguono proprio mentre da più parti, dentro e fuori la Chiesa, arrivano gli inviti a moderare i toni e misurare le parole.

Ultime, in ordine tempo, sono state proprio le dichiarazioni di mons. Betori a suscitare reazioni. Tra queste, la più significativa è forse l’editoriale firmato dalla sociologa Chiara Saraceno sulla Stampa del 17/5, intitolato “Monsignore, si dia una calmata”. “È difficile”, scrive la Saraceno, “provare rispetto ed avere attenzione per chi confonde terroristi e violenti veri e persone che, assumendosene tutta la responsabilità e talvolta la sofferenza, compiono scelte eticamente motivate, ancorché in modo difforme dalla morale cattolica. Per chi, tra l’altro, non distingue neppure, dal punto di vista della gravità rispetto al suo stesso concetto di morale, tra aborto e convivenza senza matrimonio, tra eutanasia e approvazione dei Dico e ritiene (contro le stesse più recenti acquisizioni della Chiesa) che l’omosessualità sia uno stile di vita, e non una condizione umana in cui ci si trova a nascere e vivere”.

Quella di Betori, prosegue la Saraceno, “è una visione senza sfumature e senza distinzioni, oltre che senza rispetto. Per questo è intimamente violenta oltre che intellettualmente rozza”. “Non credo che così si difenda veramente il cristianesimo”, aggiunge; così “si incoraggia soltanto l’escalation dell’insulto reciproco, dell’abuso del linguaggio, dell’incapacità a distinguere e ad ascoltare, della caccia al diverso”. E conclude chiedendosi “chi sta davvero, per riprendere le parole di Betori, coltivando ‘sentimenti di arroganza e di violenza’? Un po’ di autocontrollo, per favore”.

Anche la Tavola Valdese risponde alle dichiarazioni di mons. Betori, invitando la Chiesa cattolica a non opporsi alla secolarizzazione “guardando al medioevo, alimentando il pregiudizio ed alzando i muri della cittadella cristiana”: “A noi protestanti italiani”, spiega la moderatora della Tavola Maria Bonafede, “pare invece di dover testimoniare il mandato evangelico dell’amore, dell’accoglienza e del dialogo, e per questo continueremo ad aprire le porte delle nostre chiese a chi cerca conforto, a chi ha dubbi nel proprio cammino di fede, a chi cerca una novità nella propria vita. Senza discriminare nessuno in base alla sua identità sessuale o ai suoi orientamenti etici”.

Nel mondo politico, mons. Betori ha ricevuto la solidarietà e l’appoggio unanime del centrodestra: da Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, per il quale mons. Betori è “persona seria, serena, illuminata” che “a volte deve anche dire cose sgradevoli”, a Isabella Bertolini di Forza Italia, ad Andrea Ronchi di An, secondo il quale le dichiarazioni del segretario della Cei “non possono essere considerate ingerenza perché chi lo attacca lo fa in nome di un relativismo culturale che è il vero Dna delle forze che sostengono il governo di centrosinistra”. Assenti, invece, i politici del centrosinistra e dell’area del cattolicesimo democratico, con l’eccezione dei ‘soliti noti’ di Rifondazione, Verdi e Rosa nel Pugno. Tra questi, spiccano le parole del sindaco di Gubbio, Orfeo Goracci di Rifondazione, per cui le parole di mons. Betori sono pervase di “chiusura, integralismo e scarsa tolleranza”. Per Goracci, il richiamo storico a Barbarossa “per continuare in una campagna di preoccupante chiusura antistorica e di una allarmante visione integralista, sembra una forzatura inopportuna”. “Nel rispetto delle idee degli altri”, aggiunge, “non si può non sottolineare che una visione così ‘chiusa’ , che i vertici della Chiesa stanno da tempo accelerando, rischia di portare indietro il Paese tutto a forme di ‘oscurantismo’ che sono figlie di altri tempi che credevamo passati e che sempre di più portano l’Italia fuori dal comune sentire ed agire dell’Europa”. (alessandro speciale)

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