Il business del turismo «religioso»

Ultime novità alla Borsa di Padre Pio
 
Nel santuario pugliese di Padre Pio si tiene la quarta edizione di «Aurea», la Borsa del turismo religioso. Un'industria con un fatturato di 18 miliardi di dollari (un quarto in Italia). 150 milioni di persone l'anno scorso hanno visitato i «luoghi sacri della cristianità»

m.ca

La megachiesa di San Pio, a San Giovanni Rotondo, meta di milioni di pellegrini ogni anno, è uno dei cuori pulsanti dell'industria del sacro in Italia. Dunque, è il luogo giusto per ospitare (il 25 e il 26 ottobre) la quarta edizione di «Aurea», la Borsa del turismo religioso. L'industria del turismo religioso vale 18 miliardi di dollari l'anno, secondo il britannico The Travel Magazine, e la fetta generata dall'Italia ammonta a 4,5 miliardi di dollari.
 
More…La World Tourism Organization stima in 300 milioni l'anno i viaggiatori «del sacro» (che da sempre si mescola con il profano). Non è chiaro quanto incida in questa stima il turismo religioso dei non cristiani (in particolare dei musulmani). Il Wall Street Journal registra un boom del turismo religioso: l'anno scorso 150 milioni di persone hanno visitato i «luoghi della cristianità». La meta che attira più pellegrini (10 milioni l'anno) è il santuario della Madonna di Guadalupe, in Messico. Seguono a pari merito, con 7 milioni di visitatori, Lourdes, San Pietro e il santuario di Padre Pio. Gerusalemme, nonostante i problemi di sicurezza, è metà di 6 milioni di turisti l'anno. La Basilica di San Francesco d'Assisi attira 5 milioni di turisti; Loreto, Sant'Antonio da Padova e la Madonna di Pompei si piazzano attorno ai 4 milioni.

Le buone prestazioni dell'Italia nel settore del turismo religioso si ricavano anche dal monitoraggio della stampa internazionale. Su 21 mila articoli censiti, 3.700 sono dedicati a mete italiane. Tutti questi dati sono stati allineati ieri nelle conferenza stampa di presentazione di «Aura», tenutasi a Roma nella sede dell'Enit. Sono serviti a dire che il turismo religioso in Italia non va considerato «di fascia B». «Ormai è un turismo di qualità», afferma Eugenio Magnani, direttore generale dell'Enit. La fede non disdegna l'aria condizionata e la colazione in camera. Dunque, diamoci da fare con il mercato statunitense (il 25% degli americani si dichiara interessato a «viaggi religiosi», e le mete «sacre» negli Usa scarseggiano).

Alla Borsa del turismo parteciperanno un centinaio di espositori e altrettanti buyers internazionali. Per la prima volta ci saranno gli stand di Israele (i palestinesi saranno presenti con una delegazione del ministero del turismo) e della Macedonia. Quest'ultima punta le sue carte sulla città di Kavala, «la città dove fu battezzata Lidia, la prima cristiana d'Europa». Ci sarà anche lo Spi, che non è il sindacato dei pensionati, ma il Segretariato (cattolico) dei pellegrinaggi italiani. Da solo raccoglie 40 associazioni che organizzano viaggi «della fede», spesso usufrendo di ostelli «vaticani» esentati dall'Ici.

La torta del turismo religioso stimola la fantasia di assessori ed enti locali. La Regione Abruzzo, ad esempio, annuncia un gemellaggio con la Galizia per dirottare sul suo territorio pellegrini provenienti da Santiago de Compostela diretti a Roma e a Gerusalemme. Un percorso di «devozione e spiritualità», dice la Regione. Devozione? Meglio parlare di bizzarra «deviazione».
 
da: http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/17-Ottobre-2007/art39.html

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