Il cardinale ha spiegato che ci sono gli estremi, ma la Curia non intende andare per vie legali
mercoledì 23 maggio 2007 , di La Repubblica – Bologna
di LUIGI SPEZIA
TANTO rumore per nulla, l´ “ignobile gazzarra” non andrà in Tribunale. Il cardinal Carlo Caffarra a fine giornata smentisce di aver mai detto di voler denunciare i partecipanti alla manifestazione gay di giovedì scorso. Ma, da quando (erano le cinque di pomeriggio) è uscita la notizia diffusa dall´agenzia parlamentare «Il Velino» alle otto di sera, quando le agenzie di stampa riportano la smentita secca dell´arcivescovo di Bologna, si è scatenato un ping-pong di dichiarazioni, prese di posizione, accuse dei due fronti. Caffarra, in effetti, ha chiuso la bocca a tutti con una sola frase: «Notizia destituita di qualsiasi fondamento». Cioè la Curia non ha nessuna intenzione di denunciare i partecipanti al sit-in davanti a San Pietro di giovedì scorso.
Ma prima del «cessate il fuoco», era stato monsignor Ernesto Vecchi, numero due della Curia, a avvertire che qualcosa non torna: «Non mi risulta che il cardinale Caffarra intenda procedere nei confronti dei manifestanti. Non concordo con chi sostiene che in quella manifestazione non ci fossero estremi di reato, ma credo che la vicenda finisca qui». Vecchi ha ricordato che domenica scorsa su «Bologna Sette», il supplemento settimanale di Avvenire, un consulente della Curia (il professor Paolo Cavana) «aveva spiegato perchè al sit-in erano stati evidenziati fatti di rilevanza penale, ma questo non significa che l´Arcidiocesi intenda procedere». Nel frattempo, però, si era scatenato un pandemonio di dichiarazioni. Da una parte Gianluca Galletti, «in sintonia anche con il solo fatto che la Curia stia pensando di intraprendere la via legale in merito a quanto accaduto», perché «qui è in ballo un´assoluta mancanza di rispetto nei confronti di uno dei simboli religiosi che hanno uniscono tutti i bolognesi credenti e non».
Per altro verso, i movimenti uniti di gay, lesbiche e transessuali hanno subito affermato di essere «onorati di essere denunciati da Caffarra, cardinale omofobo, estraneo alla grammatica della democrazia». E così la deputata di Rifondazione Titti De Simone, subito pronta a dire che «se il vescovo di Bologna vuole denunciarmi lo faccia pure», perché un simile gesto dimostrerà che «siamo tornati ai tempi dell´Inquisizione, ma la minaccia del vescovo Caffarra è un atto del tutto strumentale, orientato a dividere la società tra laici e cattolici». E ancora più a testa bassa Sergio Spina e Lorenzo Grandi del Prc, Giovanni Venturi del Pdci e Alfredo Vigarani dei Verdi, cioè l´Altrasinistra nel consiglio provinciale: quella di Caffarra è una «orrenda riesumazione di una logica inquisitoria. Non possedendo la forza delle idee e della ragione, Caffarra intenderebbe piegare anche la legge per imporre la sua fede». Ma non era vero niente.
http://www.gaynews.it/view.php?ID=73967