DOC-1917. SAN SALVADOR-ADISTA. La verità non è negoziabile. Tantomeno la verità sul martirio di mons. Oscar Romero, l’arcivescovo che il popolo ha già proclamato santo, San Romero d’America. Nella Chiesa di base salvadoregna, la notizia delle trattative tra il governo e l’arcidiocesi di San Salvador sul caso Romero (v. Adista n. 73/07) non poteva produrre maggiore sconcerto. Come può l’arcidiocesi, si sono chieste le comunità, accettare di negoziare con il governo – messo sotto accusa dalla Commissione Interamericana sui Diritti Umani (Cidh) per aver totalmente disatteso le raccomandazioni relative all’omicidio dell’arcivescovo – una "soluzione integrale" sul caso che possa risparmiargli spiacevoli conseguenze al minimo costo? Eppure l’arcidiocesi può. E infatti, come informa il quotidiano salvadoregno Co Latino il 22 ottobre, l’opudeista mons. Fernando Sáenz Lacalle ha affermato che si sono svolti già tre incontri con i rappresentanti del governo di Elías Antonio Saca (del partito Arena, fondato proprio da colui che è stato indicato come mandante dell’assassinio di Romero, il maggiore Roberto D’Aubuisson), escludendo però qualsiasi volontà di remare contro la Cidh. "Dobbiamo pensare al bene comune", ha assicurato, riconducendo le proteste a "confusione e malintesi": "Il bene della Nazione è la legge suprema".
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