Nazista sotto la tonaca. I documenti gettano nuova luce sul monsignore, considerato salvatore di ebrei ed eroe della resistenza – Di Gianni Corbi, La Repubblica, 13 luglio 2000.
Se le cose stessero come i documenti americani pubblicati ieri da Repubblica tendono a dimostrare, allora tutti i libri e i manuali di storia riguardanti alcuni episodi cruciali della guerra in Italia dopo l'8 settembre 1943 andrebbero riscritti e guardati sotto una luce molto diversa.
Da quei documenti di provenienza Cia apprendiamo infatti che monsignor Hugh O'Flaherty, il sacerdote irlandese rappresentante della Croce Rossa americana in Italia, non sarebbe stato l'eroe che si adoperò per mettere in salvo ebrei, partigiani e prigionieri alleati, ma una spia dei tedeschi, l' uomo che rivelò a Kesselring la data e il luogo dello sbarco alleato ad Anzio. E che il cardinale Ildefonso Schuster, nella fase finale della guerra, si dava da fare per trasferire per conto dei nazisti grosse somme di denaro tra Roma e Milano.
Le rivelazioni sul cardinale Schuster non sorprendono. La sua simpatia per il fascismo è documentata da tempo. Una consonanza con i gerarchi del regime che durò fino agli ultimi giorni della Repubblica di Salò. Fu lui a organizzare l'incontro nell'arcivescovado – il 25 aprile del 1945 – tra Mussolini che cercava una via di scampo e i rappresentanti del Cln che esigevano invece la resa senza condizioni.
Le rivelazioni dagli archivi della Cia avranno ripercussioni anche in Vaticano. La solenne e discussa beatificazione nella primavera del 1996 di Schuster, l'ascetico cardinale che governò la diocesi di Milano dal 1929 al 1954, è sicuramente destinata a rinfocolare, anche dentro le mura della Santa Sede, l'antica polemica sul rapporto Chiesa-nazifascismo.
La vera notizia-bomba riguarda monsignor O'Flaherty. In Irlanda e nel mondo ecclesiastico anglosassone la sua figura è venerata come quella di un santo, di uno degli eroi più incontaminati della resistenza al nazismo. Una celebre fotografia lo immortalò, il 5 giugno 1944, accanto al generale Mark Clark. I due, di prima mattina, erano stati riveriti a San Pietro. Poco dopo avevano salito in pompa magna, al suono delle campane, le scale del Campidoglio. La lunga battaglia per la conquista di Roma era finalmente terminata. E monsignor O'Flaherty ne era stato, nella città del Vaticano, uno dei protagonisti. Enzo Forcella, nel suo recente libro "La resistenza in convento", parlando di quella celebre fotografia in San Pietro, descrive monsignor O'Flaherty come «la leggendaria Primula Rossa, specializzata nel salvataggio dei militari alleati evasi dalla prigionia, che i nazisti per nove mesi avevano cercato invano di catturare».
Ma chi era nella realtà monsignor O'Flaherty? Ce lo dice uno storico inglese che combattè nella battaglia di Anzio. O'Flaherty, scrive Raleigh Trevelyan in "Roma '44" era stato l'organizzatore della rete informativa filoalleata all'interno del Vaticano. Era una personalità magnetica, di alta statura, fanaticamente appassionato di golf. Insomma, aggiunge Trevelyan un gran bel tipo, con un pesante accento irlandese e occhi azzurri dietro lenti rotonde montate in acciaio; forse una Primula Rossa, ma niente affatto in apparenza un eroe tipo baronessa Orczy, malgrado il mantello, la sciarpa e il cappello nero a tesa larga.
Tra tutti i posti possibili, O'Flaherty viveva nel collegio Teutonico, situato tra il vecchio palazzo dell'Inquisizione e il Vaticano. Di qui nei mesi precedenti, fin dall'armistizio, aveva tessuto complotti e progetti, procacciando travestimenti e falsi documenti d'identità, trovando alloggio in Roma a prigionieri evasi e rifornendoli di denaro. Faceva anche in modo che i prigionieri potessero inviare messaggi alle loro famiglie per il tramite della Radio Vaticana; e mediante una trasmittente segreta fu per qualche tempo in contatto con la Forza Speciale numero uno, ovvero la branca italiana dello spionaggio britannico, il Soe (Special Operations Executive). Insomma un uomo, come sembrava risultare da prove inoppugnabili, che aveva dato un contributo non trascurabile alla causa alleata.
Dalle notizie fornite dalla macchina Enigma – il meccanismo che intercettava le informazioni dei nazisti – risulterebbe invece, in modo in verità per ora alquanto approssimativo, che monsignor Hugh O'Flaherty sarebbe invece stata una "gola profonda" dei nazisti a Roma. Un bel rebus che gli storici faranno fatica a risolvere.
fonte: http://alessiaguidi.provocation.net/vaticano/gola.htm#2
Oggi c’è poco da meravigliarsi. Comunque la notizia sembra veramente incredibile. Mi pongo solo una domanda: Chi manovra e capisce i codici della macchina Enigma ? Occorre ben altro per offuscare una immagine altamente positiva.