Il cardinale che stimava il generale

Storia di Angelo Sodano, fra i candidati alla successione di Giovanni Paolo II – L' Espresso 10 dicembre 1998

Il Cile è la mia seconda patria, ha detto radioso il cardinal Angelo Sodano atterrando a Santiago lo scorso 7 ottobre, come legato pontificio all'incontro panamericano dei giovani cattolici. Ma se avesse saputo quel che stava piombando sulla testa del generale Augusto Pinochet, quell'autocertificazione se la sarebbe risparmiata. Perché tra il cardinale e il generale cileno c'è stata per anni una prossimità che oggi al primo regala solo guai.

Nella gerarchia della Chiesa Sodano, come cardinale segretario di Stato, è secondo solo al papa regnante. E quanto al papa futuro, si sa che aspira a diventarlo lui. Gli esperti di cose vaticane, all'unisono, hanno giudicato un'autocandidatura alla successione la sua conferenza tenuta in Laterano il 24 marzo di quest'anno ai .giornalisti e operatori delle comunicazioni sociali. Sodano l'ha anche fatta stampare dall'editrice ufficiale della Santa Sede, come fosse un'enciclica. Inoltre, due anni fa, ha fatto presentare in pompa magna nella sala stampa vaticana un libro con la propria biografia, affiancata a quella di altri due gloriosi cardinali dell'Ottocento, astigiani come lui. Tutto per dare a intendere che sotto la sua scorza di diplomatico batte un gran cuore da pastore. Da primo pastore della Chiesa universale.

In questa biografia autorizzata, di Pinochet non compare neanche il nome. In compenso, Sodano ne vien fuori più che mai cileno "ad honorem". Un monsignore suo conterraneo, Giuseppe Fagnano, nativo di Rocchetta Tanaro che è poi lo stesso paesino che ha avuto come parroco uno zio prete del nostro cardinale, fu più d'un secolo fa il primo vescovo cattolico della Bassa Patagonia e della Terra del Fuoco. E il governo cileno tanto ne apprezzò lo zelo che gli diede in dote un'isola, l'isola di Dawson. Quando Sodano, nel 1977, quattro anni dopo il golpe, arrivò a Santiago con la carica di nunzio apostolico, l'isola era tornata da tempo in proprietà del governo. Ma il patronato sulle terre di Magellano era come fosse rimasto a lui per diritto celeste. E lo mise subito a frutto. Fu Sodano a mediare laggiù una controversia di confine tra il Cile e l'Argentina, che per poco non si spararono cannonate sul Canale di Beagle. La pace fu firmata nel 1984, con grande riconoscenza al nunzio dal generale Pinochet.

Il quale Pinochet teneva il Cile sotto il suo tallone di ferro, ma era anche un cattolico conclamato. Nel 1986, preso di mira da una sparatoria, attribuì alla Madonna lo scampato pericolo: e la prova era il profilo della Vergine disegnato dalle pallottole sulla sua Mercedes corazzata. I vescovi cileni non la pensavano tutti come lui, anzi. Ne aveva un bel numero contro. Ma per fortuna c'era il nunzio a bilanciare le cose. Sul suo tavolo s'accumulavano i lamenti della giunta militare contro vescovi e preti "politicizzati".  E nel 1987, alla vigilia della venuta di papa Giovanni Paolo II in Cile, Francisco Javier Cuadra, ministro segretario generale del governo, tirò soddisfatto il suo consuntivo:«Devo dire che siamo stati ascoltati».

Cuadra era membro dell'Opus Dei. E ai buoni uffici di Sodano e dell'Opus si deve l'affacciarsi congiunto del papa e di Pinochet, il 2 aprile 1987, dal balcone presidenziale della Moneda, con il portavoce vaticano Joaquín Navarro Valls, altro opusdeista, anche lui a far capolino lassù. Giovanni Paolo II premiò Sodano richiamandolo a Roma, promuovendolo suo ministro degli Esteri e infine, nel 1990, segretario di Stato e cardinale. Ma dal Vaticano, Sodano continuò a tener fermo il suo alto patronato sul Cile. Tutte le promozioni importanti di ecclesiastici cileni hanno sempre avuto il suo placet. Tra i suoi protegé saliti di recente in alto grado, fanno spicco due nomi.

Il primo è Jorge Arturo Medina Estévez. Nel pieno della dittatura, fu fatto rettore della Pontificia università cattolica di Santiago dopo che la giunta l'aveva decapitata. Poi divenne vescovo di Valparaíso, che è la città natale di Pinochet. Infine, nel 1996, fece il gran salto a Roma, in curia. Oggi è cardinale prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.

Il secondo è Francisco Javier Errázuriz Ossa. Dopo una vita trascorsa tra le fila del movimento di Schoenstatt, un'associazione cattolica conservatrice con qualche somiglianza all'Opus Dei, di cui è stato anche superiore generale, nel 1990 passò in Vaticano come numero due della Congregazione per gli istituti di vita consacrata. Nel 1996 fece ritorno in Cile come vescovo di Valparaíso, al posto di Medina. E infine, nell'aprile di quest'anno, è stato promosso ad arcivescovo di Santiago. I suoi tre predecessori nella capitale, dimessisi uno dopo l'altro per ragioni d'età e di salute, tutt'ora in vita e tutti e tre cardinali, sono la fotografia di un'evoluzione in discesa: dal battagliero Raúl Silva Henriquez degli anni del golpe, all'indomito ma più prudente Juan Francisco Fresno Larraín degli anni finali della dittatura, al moderato Carlos Oviedo Cavada degli anni della transizione. Oggi l'impronta del neopromosso è ancor più spiritualista. Non ne vuol sapere di presiedere una commissione per i desaparecidos, come proposto dal presidente del Senato, Andrés Zaldívar, democristiano. Giudica la pretesa di processare in Europa il generale Pinochet «una ferita alla fraternità tra i cileni».

Il giudizio di Sodano sul governo dei generali era ed è lo stesso che Giovanni Paolo II formulò alla vigilia del suo viaggio in Cile:«Una dittatura transitoria». Oggi che è passato il brutto, non ama che lo si ritiri fuori. Tantomeno, come segretario di Stato, vuole immischiarsi nella disputa internazionale. Il 1 novembre ha ricevuto a Castelgandolfo la visita del viceministro degli esteri cileno, Mariano Fernández. Ma non gli ha assicurato alcun passo di mediazione.

Ancora nel 1993, Sodano ha scritto al generale Pinochet che riponeva in lui «la più alta e distinta considerazione». Ma anche questo è «transitorio». Oggi non lo rifarebbe più. Tra i suoi prezzi la diplomazia ha anche quello di far buon viso ai dittatori. Ma ormai il papabile Sodano tiene a dirsi, prima che diplomatico, pastore. 

Sandro Magister

fonte: http://alessiaguidi.provocation.net/vaticano/pinochet.htm 

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4 Responses to Il cardinale che stimava il generale

  1. vaticano says:

    gino, purtoppo non ho la possibilita’ di controllare questa notizia nel dettaglio. La notizia in ogni caso e’ tratta dall’Espresso, 10 dicembre 1998 a firma Sandro Magister. Se hai un riferimento piu’ preciso saremo ben felici di ospitarlo su queste pagine

  2. gino sanguinetti says:

    Da propprio schiffo leggere tante bugie.Medina non e stato mai fatto rettore della U cattolica da parte di Pinochet. E stato lo steeso Card. Silva tramite un decreto a nominarlo pro-grande cancelliere.non rettore come lei svagliattamente dice.

  3. vaticano says:

    basta essere Sodano, in fondo se sei protetto dal Signore (e dai soldi dei suoi fedeli) non ti fai grossi problemi a pronunciare l’impronunciabile…

  4. bONZ says:

    “Tra i suoi prezzi la diplomazia ha anche quello di far buon viso ai dittatori”… ah, ora ho capito tutto, era suo amico solo perchè era potente, ma in realtà non gli piaceva…. ma che coraggio (o quanti soldi?) ci vuole (vogliono) per scrivere una frase del genere???

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