DOC-1860. APARECIDA-ADISTA. (dall’inviato) I discorsi tenuti dal papa in Brasile – con i loro pochi “sì” e i loro molti “no” – e soprattutto quello con cui ha inaugurato la V Conferenza generale dell’episcopato dell’America Latina e dei Caraibi (Celam V) risuonano ancora nei lavori dell’Assemblea che, aperta da Benedetto XVI il 13 maggio, si concluderà il 31. Ad essa partecipano 266 persone: 162 membri (vescovi), 81 invitati (preti, religiose, laici), 8 osservatori di altre Chiese e religioni, 15 esperti.
Il pontefice era giunto a São Paulo il 9 maggio, subito accompagnato dalle polemiche relative alle sue parole sulla non arbitrarietà della scomunica per i deputati messicani favorevoli alla depenalizzazione dell’aborto, seguite dalla sua condanna dell’aborto nel discorso pronunciato di fronte al presidente Lula, appena sbarcato dall’aeroporto (parole interpretate dalla stampa brasiliana come forma di pressione contro la possibilità di una legge sull’aborto della quale, molto alla lontana, si comincia a discutere, malgrado l’opposizione della Cnbb, la Conferenza episcopale brasiliana; v. Adista n. 35/07).
A São Paulo il papa ha incontrato Lula, i giovani, la gente, accorsa alla canonizzazione del frate francescano Antonio de Sant’Ana Galvão (1739-1822), il primo santo brasiliano, famoso taumaturgo; e, infine, la Cnbb. Nel discorso ai vescovi, il papa ha ribadito, su tutti i punti problematici, la disciplina più tradizionale: il celibato sacerdotale, escludendo in anticipo ogni ipotesi di viri probati (uomini maturi, già sposati, da ordinare preti); la confessione auricolare (a tu per tu con il prete), con l’obbligo di confessarsi personalmente ad un sacerdote ove si fosse ricevuta l’assoluzione in una confessione comunitaria; una rigida applicazione delle norme liturgiche.
Dopo la visita, il 12 maggio, alla Fazenda da Esperança a Guaratinguetá, a pochi chilometri da Aparecida, una struttura creata nel 1979 dal francescano Hans Stapel per il recupero dei tossicodipendenti (riferendosi ai narcotrafficanti, il pontefice ha ricordato loro: “Un giorno dovrete rispondere a Dio delle vostre azioni!”), la mattina del 13 maggio il papa ha celebrato messa nel grande piazzale presso il santuario di Aparecida, di fronte a 150mila persone (rispetto all’almeno mezzo milione di fedeli previsti).
Ma il clou di tutto il viaggio papale è stato il discorso con cui Benedetto XVI ha ufficialmente inaugurato, nel pomeriggio del 13, immediatamente prima di ripartire per Roma, il Celam V. Un discorso – di cui riportiamo qui di seguito i passaggi più significativi – in cui il pontefice riassume, in pratica, la sua visione della Chiesa, non solo in America Latina, anche se con particolare considerazione per questo continente in cui oggi si trova il 42,36% dei cattolici di tutto il mondo.
Se i vescovi hanno generalmente espresso entusiasmo per il discorso di Benedetto XVI, una certa meraviglia ha destato tra di loro la negazione papale delle violenze che hanno accompagnato l’evangelizzazione dell’America Latina. Un punto su cui non hanno risparmiato critiche antropologi e rappresentanti degli indios, che hanno consigliato al papa di andarsi a leggere quanto scritto dal frate domenicano Bartolomé de Las Casas sulle atrocità commesse dai conquistatori in nome della fede, e hanno sottolineato il grave passo indietro compiuto da Ratzinger rispetto alla richiesta di perdono avanzata dal suo predecessore. “Il papa – ha dichiarato per esempio Gesinaldo Sateré Mawé, direttore della Coiab (Coordinamento delle organizzazioni indigene dell’Amazzonia brasiliana) – è stato molto arrogante, e le sue parole non corrispondono alla realtà”: “La storia mostra che l’evangelizzazione è stata una strategia del colonialismo, che decimò i popoli indigeni”. Quella del papa, ha affermato il messicano Abel Barrera, è “una visione etnocentrica, razzista e poco rispettosa delle culture dei popoli indigeni”. E una risposta forte e severa è giunta dalla (Confederazione dei popoli kichwa dell’Ecuador), in un comunicato che di seguito riportiamo, dopo le frasi più significative pronunciate da Benedetto XVI.
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