AMELIA – "Credevano che don Pierino mollasse. Pensavano di avere
a che fare con un coniglio invece hanno trovato un cane che morde.
Volevano prendersi la comunità. Ah! Ah! Io li benedico, nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen". E don Gelmini fa il
gesto dell'ombrello.
Plateale, perfino sonoro. Strappa l'applauso delle circa trecento
persone venute ad accoglierlo nella casa madre della Comunità Incontro
di Amelia, al Mulino Silla, sull'argine della Fossa delle Streghe, un
acquitrino tra le colline dell'Umbria trasformato "nella valle della
speranza", con fiori, alberi e uno zoo con due leoni e una tigre. Che
sonnecchiano mentre lui ruggisce. "Non sono sicuro di vincere ma sono
certo di non perdere".
C'è un tifo da stadio ed accenna uno show. Don Pierino è arrivato
dall'Aspromonte, dove da sempre passa le vacanze.
Ottantadue anni, un pace-maker, un occhio quasi cieco, 800 chilometri
sulle spalle e il peso di un'accusa infamante da cinque dei suoi ex
ragazzi: molestie sessuali. Don Gelmini agita il bastone di legno di
ulivo fabbricato per lui. Ce n'è per tutti.
Il colpo a chi lo accusa, a chi avrebbe orchestrato il complotto "per
farlo fuori", arriva nel nome del Signore.
Con la benedizione. Un colpo pure ai giornalisti. "Accolti a Zervò
sotto l'albero di Giobbe" ma che hanno scritto "il falso".
Dell'inchiesta non vuole parlare perché i magistrati hanno chiesto
silenzio. "Non sarò io a tradire anche se sono stato tradito. Ho
risposto ai pm. L'infamia non mi tocca, perché ci siete voi ragazzi,
che siete la mia vita, la mia forza".
Canti, applausi, baci e abbracci. Gli hanno preparato un palchetto
sopraelevato con una sedia don Pierino fa un piccolo comizio lancia
un'occhiata di sfida a sinistra, dove c'è una casetta con la famosa
"stanza del silenzio", è lì che sarebbero avvenuti gli abusi. "Lì dove
il fuoco rimane sempre acceso, come il verbo di Dio. Dove hanno detto
che c'era la moquette che non c'è mai stata". "A chi mi accusa non ho
niente da dire, se non l'invito alla verità. San Francesco spiega che
non sempre chi ti copre di lordure ti fa del male".
Dentro l'Audi che lo ha riportato a casa ci sono sette faldoni con 2737
e-mail, centinaia di fax e telegrammi di solidarietà. "Non mi hanno
abbattuto", dice don Pierino, con il dito indica una quercia. "Mi hanno
scritto tra gli altri l'arcivescovo di Gerusalemme e quello di
Damasco". Il testo dei messaggi viene fotocopiato per i giornalisti.
Perché l'impressione a Ferragosto che la Chiesa lo avesse lasciato
solo. Il cardinale Francesco Marchisano, ex vicario papale per la Città
del Vaticano, lo ha invitato ad abbassare i toni della polemica e a
farsi da parte, il cardinal Bertone, segretario di Stato ha suggerito
prudenza. E don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus, è andato dai
magistrati a confermare le confidenze ricevute da un ragazzo su un
episodio del 1993. "Questo mi ha addolorato – dice don Pierino – e mi
addolora ancora. Ma mi fa piacere che ora don Mazzi abbia chiesto di
incontrarmi. Ci vedremo, lo accoglierò".
(25 agosto 2007) – (Repubblica.it)